I social sono pieni di meme e reel che scherzano sulla procrastinazione. Questo ci dà la misura di quanto sia un atteggiamento diffuso per reagire alle incombenze. Gli impegni della vita di tutti I giorni possono sembrare spesso troppo pesanti o non avere mai fine. La sensazione di oppressione che ne può derivare ci porta a difenderci rimandandoli, con l’illusione di allontanarli da noi.

Se questo nell’immediato dà un senso di sollievo a lungo andare rischia di creare un circolo vizioso per il quale il lavoro rimandato diventa davvero ingestibile, si attivano i meccanismi dell’ansia e si finisce ad impegnare tutto il tempo libero per farvi fronte.

Lo stress che ci sembrava di aver alleggerito procrastinando adesso è più forte di prima e avendo perso i nostri spazi di recupero avremo meno forze per fronteggiarlo. Il risultato in prima battuta sarà essere meno produttivi ed efficaci nel proprio lavoro.  

In questo scenario procrastinazione fa rima con autodenigrazione. Ci si sente in colpa per aver rimandato e ora che si cerca di recuperare, i risultati sono inferiori a quelle che si sanno essere le proprie possibilità. Questo circolo vizioso rischia di portare ad un abbassamento dell’autostima che se non fermato in tempo può, assieme all’affaticamento, rendere vulnerabili ad un atteggiamento depressivo. 

La depressione non si manifesta solo nella maniera che vediamo nei film, costringendoci a letto incapaci di interagire con il mondo e di provare alcun piacere. Si tratta di una patologia dalle sfumature molto più ampie. Si può essere depressi pur apparendo simpatici e gentili con gli altri. Proprio per questo non dobbiamo sottovalutare le forme più lievi in cui si può presentare e i fattori che ne favoriscono l’insorgenza.

La procrastinazione è sempre un male? 

No, a patto che il suo scopo sia quello di non permettere ai propri doveri di essere totalizzanti e assorbire tutta la nostra vita. La decisione di prendersi qualche ora o un giorno da dedicare a ciò che ci rigenera è un modo per prendersi cura di noi stessi e stimolare creatività e produttività, come confermato da numerosi studi sulla produttività.  

Distinguere tra una procrastinazione sana e una distruttiva non è sempre semplice, ma ci si può aiutare fermandosi a domandarsi perché lo si stia facendo e mantenendo un occhio vigile sui risultati che essa produce. 

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma

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Sitografia dell’articolo “Procrastinazione e depressione”: 

Se si lavora meno tempo si produce di più (e si sta meglio): ecco le prove – ilSole24ORE

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