John Bowlby, studiando il legame tra genitori e figli, notò che alcuni schemi relazionali tendono a essere frequenti e possono prevedere quali patologie andranno a sviluppare i piccoli una volta diventati adulti. Egli organizzò il risultato delle sue osservazioni nella teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1976-78-83).
Bowlby ritenne che la personalità iniziasse a svilupparsi fin dai primi anni di vita. Partendo da ciò possiamo usare la teoria dell’attaccamento per studiare come traumi e abusi precoci portino a sviluppare dei disturbi. Questi saranno il punto di origine di depressione, ansia, disturbi dissociativi o di personalità e dipendenze che si manifestano crescendo.
La teoria dell’attaccamento considera il forte legame tra bambino e caregiver (chi si prende cura di lui) la base per lo sviluppo sano della parte emotiva e sociale. Il caregiver non deve essere necessariamente la madre, può essere anche il padre, i nonni o persino una comunità di persone.
Comportamento e figura d’attaccamento
La figura d’attaccamento coincide con il caregiver che allo stesso tempo è l’oggetto del comportamento di attaccamento del bambino. Questo deriva dalla predisposizione naturale dei bambini a instaurare legami per favorire la sopravvivenza.
L’essere umano di base è un animale sociale, poiché ha bisogno di legami con gli altri. Questo è dimostrato dal fatto che già da neonati abbiamo dei comportamenti, come il pianto e il sorriso, che servono a ottenere una reazione di accudimento nell’adulto. L’attaccamento quindi non serve solo a ottenere cibo, ma anche cure e affetto.
Le 5 fasi dell’attaccamento
- 0-3 mesi: il bambino riconosce e preferisce la figura umana in generale.
- 3-6 mesi: compaiono i primi segni di attaccamento: Il neonato riconosce i caregivers e si sente a disagio con gli estranei.
- 7-8 mesi: se allontanato dal caregiver il piccolo si agita.
- 8 mesi-2 anni: l’attaccamento vero e proprio inizia a consolidarsi.
- 3 anni in poi: si creano i legami, Il bambino prende coscienza delle sue emozioni e sensazioni ed è in grado di distinguere chiaramente la figura di attaccamento.
Queste fasi sono necessarie per creare il rapporto con i caregivers. Che forma prenderà dipenderà dalle risposte che gli adulti daranno al bambino.
I diversi stili di attaccamento
Mary Ainsworth teorizzò e definì le tipologie di attaccamento. Ideò un esperimento, chiamato strange situation, nel quale le reazioni del piccolo a situazioni di stress lieve mostravano la qualità dell’attaccamento sviluppato verso il caregiver (Ainsworth,1978).
Si trattava di situazioni controllate in cui veniva lasciato solo o con un estraneo per qualche minuto, per poi far rientrare il caregiver.
Ainsworth, in collaborazione con Bowlby, indentificò così i 4 stili di attaccamento:
- Sicuro:
-Il bambino è tranquillo nell’esplorare l’ambiente e nel gioco con il caregiver.
-Da solo con l’estraneo è a disagio, ma si tranquillizza non appena il caregiver torna a consolarlo.
-In questo stile prevale la fiducia e la sicurezza in sé e nella capacità della figura di attaccamento di rispondere ai suoi bisogni e proteggerlo.
- Insicuro-evitante:
– Il bambino è tranquillo nell’esplorare l’ambiente.
-è indifferente se il caregiver è presente o assente, e quando è con lui tende a evitarlo.
-Questo è il risultato dell’essersi sentito rifiutato dal caregiver nel momento in cui richiedeva aiuto. Il bambino al ripetersi di questo fallimento empatico ha imparato che deve fare affidamento solo su se stesso.
Crescendo il bambino potrebbe sentire di non essere amato e per reazione costruire un falso-sé (Winnicott, 1971). ovvero una personalità compiacente sempre alla ricerca del riconoscimento prima dei genitori e poi da adulto degli altri significativi.
- Insicuro-ambivalente:
-Il bambino alterna evitamento e ricerca del caregiver.
-Se il caregiver si allontana, quando torna il bambino rimane inconsolabile.
-Il bambino riproduce l’alternarsi di indifferenza e disponibilità ricevute dal caregiver quando ne ha richiesto l’attenzione. Ci possono essere state inoltre minacce di abbandono utilizzate per forzare il piccolo a comportarsi in un certo modo. Il vissuto del bambino è caratterizzato quindi da ansia e insicurezza.
- Disorganizzato:
-ll bambino quando viene separato dal caregiver sembra subito disorientato e disorganizzato: può mostrare ansia, piangere, buttarsi a terra o portarsi le mani alla bocca incurvando le spalle, girare in tondo, avere comportamenti stereotipati o assumere espressioni simili alla trance ipnotica.
La base sicura
Bowlby e Ainsworth dedussero dall’identificazione di questi stili di attaccamento che uno dei bisogni fondamentali per il bambino è quello di poter fare affidamento su una base sicura di attaccamento che gli permetta di avere fiducia nel fatto che il genitore sia disponibile nel momento del bisogno per proteggerlo e dargli affetto.
Se c’è una base sicura salda allora il bambino sentirà di poter esplorare il mondo in tranquillità, sereno per il fatto di poter tornare sempre a richiedere un rifornimento emotivo al caregiver se dovesse incontrare qualcosa che lo turba.
Separarsi dal caregiver provoca ansia anche nel caso dello stile sicuro, ma viene subito superata al ricongiungimento. La separazione potrebbe diventare traumatica se avviene ripetutamente, per lunghi periodi o se utilizzata come minaccia.
La minaccia dell’abbandono provoca ansia e paura perché il bambino sa istintivamente di dipendere dal caregiver. Il senso d’incertezza che ne deriva fa sviluppare quell’insicurezza alla base della dipendenza dal caregiver.
Un abbandono o una separazione traumatica invece possono far sì che crescendo, il bambino diventi un adulto che soffre di psicopatologie legate allo stress provocato da questi traumi.
L’ansia da separazione passa attraverso tre fasi:
-Protesta.
-Disperazione.
-Distacco: in questa fase il bambino prova rabbia e dolore fino ad arrivare a respingere il caregiver quando l’assenza diventa prolungata.
I Modelli Operativi Interni
Si tratta di schemi che il bambino sviluppa dagli stili di attaccamento e poi usa per interagire e capire il mondo.
Questi schemi sono gli strumenti con cui il bambino di analizza le interazioni in cui è coinvolto e sceglie quelle che gli sembrano essere le migliori alternative. Una volta diventato adulto si baserà su questo per prevedere i comportamenti da utilizzare e quelli che si può aspettare dagli altri in risposta. Inoltre potrà gestire momenti d’insicurezza, ansia o difficoltà.
Dei modelli interni ben sviluppati sono il segno che il caregiver ha fornito un attaccamento adeguato e si è formata una base sicura.
Al contrario una separazione traumatica può portare a un’angoscia di distruzione (sentirsi persi senza il caregiver) che porta a sviluppare modelli operativi caratterizzati da ansia, bassa autostima e il non sentirsi amati o degni d’amore.
Questi modelli si fondano quindi sulla relazione tra il caregiver e il suo bambino. Se la ricerca di prossimità del bambino viene accolta si instaura un attaccamento sicuro, se viene rifiutata o concessa in modo incostante o imprevedibile saranno più probabili stili di attaccamento disfunzionali.
Come gli stili di attaccamento influenzano la vita di coppia
Mary Main elaborò l’Adult Attacchement Interview (AAI) tramite la quale studiò gli stili di attaccamento nell’adulto. Intervistò un ampio campione di adulti valutando i loro ricordi dell’infanzia sia generali che specifici, così da dedurne i loro modelli operativi interni (Main; Solomon 1986).
Con questo studio riuscì a individuare la corrispondenza tra gli stili di attaccamento e quelli negli adulti:
- Sicuro:
-Deriva da un attaccamento sicuro.
-Da piccoli abbiamo imparato a fidarci del caregiver e adesso sappiamo aver fiducia nel partner.
-Ci sentiamo a nostro agio nell’esprimere i nostri sentimenti e bisogni.
-Diamo importanza alle relazioni di attaccamento.
- Distanziato:
-Deriva da un attaccamento insicuro-evitante.
-Evitiamo l’intimità emotiva.
-Tendiamo a minimizzare l’importanza delle relazioni.
-Siamo distanti emotivamente e tendiamo a essere indipendenti.
- Preoccupato:
-Deriva da un attaccamento insicuro-ambivalente.
-Siamo preoccupati per il rifiuto e l’abbandono.
-Facciamo fatica a fidarci degli altri.
-Sentiamo di aver bisogno di trovare sempre conferme dall’esterno.
- Non risolto:
-Deriva da un attaccamento insicuro-disorganizzato.
-Possiamo essere contraddittori, a volte cercando vicinanza per poi allontanarci improvvisamente.
-Abbiamo avuto esperienze traumatiche o di abuso durante l’infanzia.
Attaccamento e vita di coppia
Gli stili di attaccamento nell’adulto derivano dalla prima relazione affettiva significativa della vita, quella con il caregiver e nel corso della vita hanno un impatto su tutti i nostri rapporti importanti. Per quanto riguarda i rapporti sentimentali è stato riscontrato dalla ricerca come influenzino l’immagine che abbiamo di noi stessi e degli altri e come possano portare a diversi tipi di relazione di coppia:
- Sicuro:
-Abbiamo un’immagine di noi e dell’altro positiva.
-Il rapporto è basato sulla fiducia reciproca.
-Ci sentiamo a nostro agio sia con l’intimità che con l’indipendenza.
- Ansioso-preoccupato:
-Abbiamo un’immagine negativa di noi stessi, ma positiva del partner.
-Non abbiamo fiducia e sicurezza.
-Abbiamo forte intimità, impulsività ed espressione emotiva.
-Possiamo trovarci in dinamiche di dipendenza affettiva.
- Distanziante-evitante:
-Abbiamo un’immagine positiva di noi stessi, ma negativa dell’altro.
-Non sentiamo di aver bisogno di entrare in relazione con le altre persone.
-Abbiamo una scarsa opinione degli altri.
-Manteniamo una totale indipendenza, ma senza riuscire a entrare in intimità con un’altra persona.
- Timoroso-evitante:
-Abbiamo un’immagine di noi stessi e dell’altro negativa.
-Siamo spesso combattuti tra il desiderio e il rifiuto di avere una relazione.
-Ci sentiamo spesso sfiduciati, insicuri al punto da sopprimere i nostri sentimenti per evitare il rischio di soffrire che si accompagnerebbe all’entrare in una relazione.
Aver ricevuto delle cure carenti dai nostri genitori o aver subito delle esperienze traumatiche sicuramente ha delle conseguenze importanti, ma non dobbiamo vederli come condanne ad una vita infelice. Se ti ritrovi in quello che hai letto è il momento di prenderti la responsabilità della tua felicità e chiedere aiuto a un professionista specializzato.
Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma e San Giovanni Rotondo (FG)
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Bibliografia e sitografia dell’articolo “La teoria dell’attaccamento: come il rapporto madre-bambino plasma la nostra vita adulta”:
Ainsworth, M., Blehar, M., Waters, E., & Wall, S. (1978). Patterns of Attachment. Hillsdale, NJ: Erlbaum.
Mary D. Ainsworth, Modelli di attaccamento e sviluppo della personalità, Raffaello Cortina, Milano 2006
Bowlby, J. (1976): Attaccamento e perdita, Vol. 1: L’attaccamento alla madre, Boringhieri, Torino
Bowlby, J. (1978): Attaccamento e perdita, Vol. 2: La separazione dalla madre, Boringhieri, Torino.
Bowlby, J. (1982): Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Bowlby, J. (1983): Attaccamento e perdita, Vol. 3: La perdita della madre, Boringhieri, Torino.
Bowlby, J. (1989):Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Main M., Solomon J., (1986) “Discovery of an insecure disorganized/disoriented attachment pattern: procedures, findings and implications for classification of behaviour”. In Yogman M.W., Brazelton T.B., Affective development in infancy. pp. 95-124. Ablex, Norwood, NJ.
Winnicott D. W. (1971). Gioco e realtà. Fabbri Editore: Milano.