Fare l’amante: il prezzo da pagare per essere il terzo

Quando pensiamo alla parola “amante” vi associamo sesso, rischio, avventura, novità o crisi di coppia, fine di un amore e sregolatezza. Una relazione extraconiugale può essere tutte queste cose, ma ha un costo molto alto: quando ci troviamo nel ruolo dell’amante, spesso finiamo per bloccare il nostro percorso di crescita personale.

 

Essere l’amante: differenze tra uomini e donne

Di base mettersi nel ruolo dell’amante, così come tradire, è un comportamento messo in atto sia da uomini sia da donne. Per entrambi ne deriva una confusione esistenziale dalla quale è faticoso uscire.

La ricerca in psicosessuologia ci mostra una differenza:

-Le donne: tendono a soffrire di più questo ruolo perché porta a isolarsi dagli altri affetti focalizzandosi in maniera quasi esclusiva sul rapporto. A questo si associa spesso anche:

  • Sentimenti di vergogna.
  • Sentirsi colpevoli.
  • Bassa autostima.

Nonostante vivano peggio la situazione nel mentre, le donne tendono ad uscirne meglio rispetto agli uomini perché hanno una maggiore facilità ad intraprendere un percorso di psicoterapia per riprendersi le redini della loro vita.

-Gli uomini: Anche loro soffrono nel ruolo di amanti, ma hanno una maggiore facilità di interrompere la relazione con la donna impegnata per proseguire con la loro vita.

Purtroppo però è frequente che non si prendano il tempo di fermarsi per riflettere su quali sono le problematiche personali che li hanno fatti finire in un triangolo amoroso.

 

Che relazione c’è tra fare l’amante e il rapporto con i nostri genitori?

Per quanto riguarda le donne il profilo dell’amante si associa a:

-Separazione dalla madre in infanzia.

-Madre assente.

-Una maggiore mascolinità.

-Tendenza a usare il proprio aspetto solo come strumento seduttivo.

-Essere possessive e controllanti.

-Gelosia.

Si tratta di persone molto autonome, proprio perché hanno dovuto compensare presto l’assenza di un genitore. Sul lato emotivo però non sanno come proteggersi né come prendersi cura di se stesse non avendo avuto la possibilità di interiorizzare la protezione materna.

Le donne cresciute solo con il padre tendono a diventare adulte in una di due maniere opposte:

-Donna forte:

  • Ruolo materno nei confronti del partner.
  • Attira uomini immaturi, insicuri, capricciosi, infedeli e incapaci di contribuire alla crescita della coppia.
  • Sono molto intellettuali.
  • Si fanno carico di portare avanti gli obiettivi della famiglia.

-Donna infantile:

  • Capricciosa e superficiale.
  • Attira uomini impegnati, partner assenti emotivamente, che le trattano come “principesse”, ma che non le valorizzano per ciò che va oltre l’aspetto fisico.

Ci sono casi più rari in cui nell’arco della vita si ricoprono entrambi i ruoli. Due facce della stessa difficoltà a riprendere un percorso di vera crescita emotiva e psicologica.

Per uscire da questo circolo vizioso di relazioni insoddisfacenti avranno bisogno prima di tutto di ritrovare loro stesse. Così da recuperare un sano amor proprio e poter dare il giusto spazio al proprio benessere nel relazionarsi con gli altri. L’insoddisfazione personale viene anestetizzata dalla nuova conquista resa ancor più preziosa per il suo aspetto proibito. Essere amanti però impedisce di liberarsi dal sentirsi sole e trascurate.

Crescita personale vuol dire costruirsi dei valori che si è pronte a difendere come:

-Autenticità.

-Amor proprio.

-Onestà.

-Rispetto di sé e dell’altro.

-Coerenza.

Questi capi saldi renderanno più facile rispettarsi e rifiutare la posizione di seconda/alternativa/avventura per un uomo sposato. Mettersi in una posizione svilente ci indebolisce e ci svaluta agli occhi dell’altro e nel nostro profondo ci preclude il percorso di evoluzione personale che si accompagna a una vita di coppia o individuale sana.

 

Perché scegliamo il ruolo dell’amante

L’assenza, fisica o emotiva della madre o l’apprendimento di modelli relazionali disfunzionali non sono le sole basi che ci possono portare a fare questa scelta.

Può capitare casualmente, in un momento in cui abbiamo bisogno di riaffermare il fatto di essere (o essere ancora) attraenti, per bisogno di trasgressione, a causa della nostra insicurezza o per il semplice bisogno di una relazione sessuale in cui non impegnarsi.

Se diventa la regola e ci troviamo a scegliere e/o attrarre solo persone già impegnate dobbiamo domandarci se non sia invece il segnale di una sofferenza più grande in sottofondo.

Possiamo dividere in tre macro categorie tutte queste motivazioni:

-L’amore della vita: ci siamo convinti che la persona di cui siamo l’amante sia la persona per noi. Arriviamo a rifiutare la possibilità di perderla o che ci potremmo stare sbagliando al punto da essere disposti a restare nella condizione di condividerlo/a.

-Sindrome dell’abbandono: carenze affettive in infanzia ci hanno portato a proiettare questa mancanza d’affetto sul partner che allo stesso tempo deve colmare questo vuoto e confermare che non siamo degni di un amore completo.

-Disturbi della personalità: il ruolo dell’amante in questo caso non è motivato da un desiderio di amore, ma di sedurre e conquistare per pura soddisfazione narcisistica.

 

L’amante è una vittima o un’irresponsabile?

L’amante, se donna viene vista come una ruba fidanzati, tentatrice, rovina famiglie, se uomo come un conquistatore, macchina del sesso e simili. Oltre a tramandare valori antiquati e discutibili, questa visione cancella l’aspetto sofferente del vivere un amore che non diventerà mai vero.

Anche la visione della vittima ha poco senso, perché spoglia della responsabilità una scelta che il più delle volte è consapevole.

La vera domanda è: quali bisogni sono in gioco quando ci mettiamo in una posizione scomoda come questa? Comprendere non vuol dire giustificare, ma responsabilizzare gli attori di questo triangolo amoroso e capire come uscirne più maturi dal punto di vista sentimentale.

 

Cosa ci spinge a tradire?

Da un punto di vista psicologico la ricerca ha messo in luce i principali problemi di coppia che portano al tradimento:

-Comunicazione scarsa o assente: si tratta di coppie in cui i partner non riescono a essere se stessi e per questo non sentono di poter comunicare apertamente. L’illusione è di evitare i conflitti, ma il prezzo è l’impossibilità di esprimere i propri sentimenti.

Il risultato è un rapporto privo di autenticità ricercata nel rapporto con l’amante che assume il ruolo di valvola di sfogo. Si tratta spesso di chi di noi ha ricevuto un’educazione improntata all’ansia e al timore della rabbia vista come sentimento da evitare a tutti i costi.

-Problemi a entrare in intimità: avvengono in coppie che mantengono il loro rapporto a un livello superficiale, che è in parte ciò che accade nelle coppie che evitano i conflitti. In questo caso però c’è un’alta conflittualità dovuta all’insoddisfazione per l’incapacità di far diventare il rapporto più intimo e profondo. Le motivazioni dei litigi però tenderanno a essere su tutti altri fronti nascondendo il vero problema.

Il tradimento assume quindi la funzione di ripicca e non solo di sfogo. Si tratta di una manovra passivo aggressiva che nasconde tutto il dolore dovuto alle mancanze del partner. Si crea così un circolo vizioso in cui più il conflitto e la rabbia sale più l’intimità diventa impraticabile e l’amante finisce per essere idealizzato.

-Sesso come ricerca emotiva: chi ha subito traumi o abusi in infanzia può vedere il sesso e la conquista amorosa come una conferma del poter essere amato. Si tratta di un bisogno di compensare l’amore genitoriale che gli è stato negato trovandolo tra le braccia di chi riescono a sedurre.

Quando riescono ad avere una relazione stabile, spesso è con qualcuno che è a conoscenza dell’inclinazione all’infedeltà del partner e lo tollera. Si tratta di relazioni il cui collante è il rapporto tra la dipendenza di uno e il narcisismo dell’altro.

-Insoddisfazione: è il punto su cui s’incrina il rapporto di quelle coppie in cui almeno uno dei due non si sente soddisfatto. L’insoddisfazione può essere a vari livelli il più estremo è quello in cui si ammette di non avere mai veramente amato l’altro, ma nonostante ciò di voler continuare a far funzionare la coppia.

La ragione superficiale è spesso la presenza di figli o beni materiali condivisi (casa, auto… etc.), scavando un po’ sotto la superficie però si trova che sono persone che hanno avuto padri aggressivi e madri distanti e che cercano di esorcizzare la paura di ripetere quel modello facendo funzionare a tutti i costi il proprio rapporto.

Non si tratta di un modello sostenibile a lungo senza pagarne il prezzo. Si finisce per vivere una vita passando il tempo a lamentarsi e a provare risentimento verso il partner oppure finendo per tradire. In questo caso il tradimento può durare a lungo perché c’è il secondo fine di mantenere il rapporto originale.

-“Addolcire” la fine: ci sono casi in cui il tradimento arriva alla fine del rapporto. Chi tradisce sa già che la relazione sta per finire e tradisce per uno di questi motivi:

  • Cercare la conferma di essere ancora attraente e scacciare la paura di rimanere da solo.
  • Anestetizzare il dolore della consapevolezza della fine del rapporto. Si cerca quindi un amante protettivo e capace di ascoltare.
  • Trovare il pretesto per chiudere.
  • Riuscire ad ammettere a se stessi che non si può più salvare la relazione dicendosi che essere riusciti a tradire è la prova che quell’amore si è spento.

 

Possiamo fare l’amante per sempre?

Le relazioni extraconiugali hanno origini e decorsi differenti. Ci sono coppie che hanno bisogno di un terzo che ne garantisca l’equilibrio e per questo potrebbero far durare a lungo una relazione clandestina. In altri casi uno dei due è un seduttore seriale cui viene perdonata ogni scappatella.

Certo è che quando in una coppia la situazione perdura senza che venga affrontata o se ci ritroviamo a ricoprire sempre il ruolo dell’amante è il caso di mettersi allo specchio e domandarsi cosa stia succedendo. Perché essere l’amante vuol dire comunque accettare di ricevere solo briciole d’amore.

 

Possiamo fare gli amanti e non soffrirne?

Anche se, nel migliore dei casi, ci può sembrare di essere in una situazione eccitante e senza impegno alla fine essere l’amante si rivela sempre una posizione difficile. Non si tratta tanto dell’aspetto morale della questione, quanto più dell’effetto sull’amor proprio e il rispetto verso gli altri.

Rispettarci vuol dire fare attenzione a ciò di cui abbiamo bisogno e non accettare compromessi sui nostri valori di base.

Fare l’amante senza soffrire è possibile solo se si tratta di un periodo limitato nel quale vogliamo vivere con leggerezza la sessualità, magari per lasciarci alle spalle una storia sbagliata o impegnativa. Se ci rendiamo conto di esserci innamorati o che si sta affacciando la sofferenza è importante essere onesti con se stessi e troncare il triangolo in cui ci siamo messi.

 

Come faccio a smettere di fare l’amante?

Se ti stai ponendo questa domanda, vuol dire che qualcosa dentro di te si è già messo in moto. Il ruolo inizia a starti stretto o a farti stare male oppure ancora sai che non ti fa bene, ma non riesci a tirartene fuori.

Innanzi tutto puoi provare a seguire questi consigli:

-Trova cosa non va: cerca di capire quali sono le criticità nella tua vita personale o di coppia che ti hanno portato a cercare soddisfazione o compensazione altrove.

-Prenditi le tue responsabilità: domandati se hai un ruolo nel fatto che le cose stiano andando male. Gettare la colpa sempre su cause esterne non ci aiuta a crescere o a risolvere i nostri problemi. Rivolgere lo sguardo all’interno vuol dire darci la possibilità di migliorare e sentirci di avere un ruolo più attivo nelle nostre vite.

-Non rimandare: evitare il conflitto o rimandare quando lo affronteremo non lo farà sparire. Anzi è più probabile che prolunghi inutilmente il dolore nostro e altrui.

-Cercare aiuto: se hai provato a mettere in pratica questi consigli, ma vedi che non riesci a evitare di ricadere nelle solite situazioni è il momento di prenderti la responsabilità della tua felicità e chiedere aiuto a un professionista specializzato.

 

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma e San Giovanni Rotondo (FG)

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Bibliografia e sitografia dell’articolo “Fare l’amante: il prezzo da pagare per essere il terzo”:

https://www.mayoclinic.org/healthy-lifestyle/adult-health/in-depth/infidelity/art-20048424

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