Ci sono periodi in cui difficilmente si ha voglia di fare e si riesce a malapena a rispettare i propri impegni lavorativi.

Questo può essere determinato da una fase di stagnazione della propria carriera che ci richiama al bisogno di rinnovarci oppure potrebbe trattarsi di qualcosa di più profondo e che merita attenzione.

Un buono spunto per fare auto-osservazione è notare se a questo si accompagna una perdita di interesse per cose che prima ci davano piacere.

Ancora più importante sarà notare se a questa sottrazione si affianca il meccanismo evolutivo della sostituzione oppure no.

Nel caso si vada solo a togliere, non importa che si tratti di passioni, interessi o abitudini, il risultato è un impoverimento.

A queste sottrazioni si possono accompagnare un tono dell’umore depresso, sfiducia nel futuro, forte autosvalutazione (link articolo sindrome dell’impostore) o altri sintomi della sfera depressiva (per un elenco dettagliato dei sintomi si veda: DSM V TR, 2023).

Parliamo in questo caso di uno dei meccanismi tipici e meno visibili della depressione ovvero quello di togliere e togliere affinché il soggetto diventi sempre più vuoto e simile all’immagine miserevole che si ha di sé.

Il depresso tende a crogiolarsi nel proprio dolore rifiutando attivamente tutto ciò che lo può portare a riemergere.

Dedicarsi ad attività che danno piacere è una delle prime cose che viene attaccata in quanto fonte di benessere e potenziale ripresa.

Si tratta di un meccanismo subdolo e complesso da sradicare in quanto auto-perpetrante: più sto giù, meno ho voglia di fare, più mi tolgo piacere e meno ho forze per reagire.

Questa sfida può essere affrontata facendo un primo passo per se stessi ovvero quello di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta.

La psicoterapia permette proprio di andare a riattivare quel dialogo con se stessi che si è interrotto cristallizzandosi su di un’immagine di sé misera e per cui non c’è nulla da fare.  

Sarà così che alla sottrazione inizierà a riaffiancarsi il recupero di certe cose a cui si aveva rinunciato e la sostituzione di altre.

Il cambiamento non ci deve spaventare poiché è sintomo che siamo attivi nel nostro percorso di soggettivazione (Cahn 1998; 2010). (link articolo Soggettivazione in adolescenza)

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma

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Bibliografia e sitografia dell’articolo “

Cahn R. (1998). L’adolescente nella psicoanalisi. L’avventura della soggettivazione. Roma, Borla, 2000.

Cahn R. Una terza topica per l’adolescente? pubblicato in AeP Adolescenza e psicoanalisi. anno V, n. 1, pp.19-35,  Roma, Magi, 2010.

Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5 TR. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2023.

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