Il trauma dell’abbandono: il bambino di ieri e l’adulto di oggi

Quando uno dei genitori esce dalla vita di un bambino si tratta sempre di un evento difficile da capire ed elaborare. Se diventerà un adulto ben adattato o se il trauma dell’abbandono lo segnerà in tutte le fasi del suo sviluppo dipenderà da una serie di fattori.

Quando uno dei genitori si allontana dalla famiglia per il bambino una triade fino ad allora vissuta e pensata come eterna si spezza. Alcuni riescono a proseguire nel proprio percorso di soggettivazione nonostante questo vuoto. Altri subiscono una ferita emotiva che ne devia lo sviluppo.

 

Tutti gli abbandoni sono uguali?

Così come possiamo accompagnare in molti modi la crescita di un figlio, così ci sono diversi modi e gradi quando ce ne separiamo:

-Il genitore assente:

  • Delega interamente all’ex partner la cura e l’educazione del figlio sia dal punto di vista fisico che psicologico.
  • Non contribuisce finanziariamente.
  • Non si interessa allo sviluppo della vita del bambino.

-Il genitore periferico:

  • Delega la parte emotiva, ma non quella fisica.
  • Ritiene che il figlio sia responsabilità della madre per cui non si ritiene responsabile della sua crescita.
  • Contribuisce finanziariamente.
  • Non interagiscono quasi per nulla con il figlio.
  • Non si interessa allo sviluppo della vita del bambino.

-Il genitore interessato:

  • Non è presente fisicamente, ma si occupa della crescita emotiva.
  • Forma un’altra famiglia o è geograficamente lontano.
  • Contribuisce finanziariamente.
  • Si interessa dello sviluppo della vita del bambino regolarmente e lo mantiene nei suoi pensieri.

 

Quali sono le conseguenze dell’abbandono?

Non c’è un abbandono senza conseguenze, queste variano molto a seconda del grado di conflittualità che ha caratterizzato la separazione dei genitori (prima, durante e non solo dopo) e dal carattere del bambino.

Serviranno molto tatto ed empatia per spiegare la rottura della triade genitori-figlio. Si dovrà evitare di demonizzare il genitore che lascia la casa e di vittimizzare il figlio e impegnarsi invece a insegnargli a non diventare dipendente dall’affetto di una persona assente.

Un genitore assente può portare il bambino a crescere con la tendenza a mettere in discussione la sua vita; perché non essendosi sentito amato, non ha potuto sviluppare un sano amor proprio.

Se il genitore assente viene sostituito da qualcun altro questo effetto sarà quanto meno ridotto.

Più in generale la triade che diventa diade (coppia genitoriale/figlio     genitore single/figlio) potrebbe favorire una dipendenza del bambino nei confronti del genitore rimasto. Questo lo renderà timoroso nell’esplorare il mondo e ad avere poca fiducia in se stesso.

Il genitore single che fa da padre e da madre non può essere equivalente alla coppia genitoriale. Due persone sono due set di valori e idee in dialogo e un modello di coppia che sarà alla base di come il bambino si approccerà alla sua vita sentimentale in futuro.

Togliendo questo dall’equazione educativa si può portare a sviluppare una paura di un attaccamento profondo o una difficoltà a interfacciarsi con i partner che porta a fallimenti sentimentali che vanno a minare la fiducia in sé.

In sintesi ogni abbandono lascia una traccia, ma anche quando è forte vi si può lavorare per cambiarne l’esito.

 

Effetti dell’abbandono sui bambini

L’abbandono costituisce una perdita, un lutto che incide sull’equilibrio psicofisico del figlio. Un bambino non ha i mezzi degli adulti per capire la crisi di un rapporto d’amore fra adulti, tantomeno la sua rottura.

Se lasciato a se stesso tenderà a darsene la colpa. I genitori fino alla preadolescenza sono considerati onnipotenti dal bambino. Quindi se mamma e papà sono perfetti quello sbagliato devo essere io. Questo esita nel dubbio di non essere abbastanza buono o di non esser degno di essere amato.

La sindrome dell’abbandono attualmente non fa parte delle fobie presenti nei manuali diagnostici (DSM-5 TR, 2023 e ICD-11, 2021), ma vale la pena prenderla in considerazione in quanto può condizionarci l’intera vita. L’angoscia e la tristezza a cui si accompagna ad esempio possono evolvere in disturbi come dipendenze o depressione.

L’abbandono di cui parliamo può essere:

-Un trauma reale.

-Un lutto.

-L’allontanamento di un genitore.

Può riguardare il genitore biologico così come un caregiver che ne abbia fatto le veci.

 

L’abbandono da adulti può essere traumatico?

Si tratta di un tipo di abbandono diverso, in questo caso quello del partner, che ha comunque in comune la perdita di una figura di riferimento affettivo. Il trauma dell’abbandono può arrivare anche da adulti a seguito di una rottura brusca o inaspettata o in caso di lutto.

Anche in questo caso ci può essere un effetto a cascata su tutte le relazioni future. Non solo sentimentali, ma in certi casi anche professionali e amicali. La paura alla base è la stessa ansia abbandonica che si riscontra nel bambino anche se declinata diversamente.

 

Quali sono i sintomi della paura dell’abbandono nell’adulto?

I sintomi più facili da notare sono quelli che hanno effetti diretti sulla relazione come ad esempio:

-Avere una  dipendenza affettiva dal partner.

-Dare troppo all’altro, trascurando le proprie esigenze.

-Essere compiacenti per evitare ogni tipo di conflitto.

-Bassa autostima e insicurezza con il partner.

-Essere controllanti o gelosi nella coppia.

-Difficoltà a fidarsi ed entrare dare confidenza agli altri.

-Invidiare le relazioni altrui.

Il denominatore comune di questi comportamenti è cercare di allontanare la possibilità che l’altro si stufi di noi o del rapporto e ci lasci. Si rincorre l’illusione di poter avere un rapporto perfetto, andando in realtà a creare una finzione. La cosa paradossale è che proprio la paura dell’abbandono porta costruire la relazione su falsi presupposti che la porteranno nel maggiore dei casi a crollare.

 

Quali pensieri si associano alla paura dell’abbandono?

Si tratta di una paura che si manifesta principalmente nelle relazioni. Ci sono dei comportamenti segnale caratterizzati da angoscia e paura di rimanere soli e/o di non meritare affetto. Questi si ripetono in ogni tipo di rapporto e nascono da traumi passati.

Idee ricorrenti associate a questi stati ansiosi possono essere:

-Dubitare del partner.

-Sentirsi soli.

-Temere che il partner sia sempre sul punto di lasciarci.

-Avere paura di restare soli a vita.

l’ansia abbandonica prima di tutto intacca noi stessi e poi si riflette sulle relazioni.

 

Le 3 tipologie di persona che soffre di paura abbandonica

Ci sono molte configurazioni che la personalità, il tipo di trauma e il contesto possono generare in chi ha sofferto un abbandono. Tra queste le più frequenti sono:

-Controllante: si cerca di controllare ossessivamente il proprio partner con l’illusione di prevenire bugie o tradimenti immaginati. Si vive nell’aspettativa che questi debbano accadere da un momento all’altro perché non si accetta l’idea di poter essere amati.

Il partner sentendosi costantemente sotto attacco senza una giustificazione concreta può reagire rompendo il rapporto o finendo per ripicca per tradire veramente quando di base non lo avrebbe mai fatto.

-Evitante: si evitano legami assecondando completamente la paura di soffrire e di essere abbandonati di nuovo. L’isolamento emotivo può essere totale, ad esempio buttandosi nel lavoro senza lasciare spazio ad altro o parziale, cercando relazioni volutamente brevi nelle quali si prova a non affezionarsi alla persona.

-Rassegnato: si crede a tal punto al proprio timore di essere destinati a venire sempre abbandonati che ogni volta che ci si lega a qualcuno si agisce inconsciamente in modo da ottenere quel risultato auto-sabotandosi.

Proiettare sull’altro le proprie insicurezze appesantirà il clima della relazione fino a renderlo insopportabile per il partner che ricorrerà alla rottura realizzando il timore dell’abbandono.

 

Come si può superare il trauma dell’abbandono?

In questo quadro d’insicurezza e sospetto nei casi più gravi si possono presentare attacchi di panico, scoppi d’ira o depressione. Questi sono l’esito delle azioni e dei pensieri che abbiamo elencato i quali vengono messi in atto per scongiurare la possibilità di rivivere l’abbandono traumatico. In realtà aiutano a creare e sostenere una dipendenza dal partner o meglio dallo stare in coppia.

L’esito sarà quello di aggravare ulteriormente la propria situazione collezionando fallimenti sentimentali e/o relazioni problematiche che fungeranno da conferme all’idea di non meritare d’essere amati.

Si tratta di un circolo vizioso che si autoalimenta e perciò è estremamente difficile uscirne da soli. Chiedere aiuto a un professionista specializzato è indispensabile per riuscire a cambiare rotta e trovare serenità personale e equilibrio nella coppia.

Un percorso di psicoterapia permetterà di andare all’origine del trauma e affrontarlo.  Questo sarà il punto di partenza per far rifiorire la propria autostima e amor proprio senza i quali non possiamo gettare le basi di relazioni soddisfacenti e durature.

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma e San Giovanni Rotondo (FG)

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Bibliografia e sitografia dell’articolo “Il trauma dell’abbandono: il bambino di ieri e l’adulto di oggi”:

Cahn R. (1998). L’adolescente nella psicoanalisi. L’avventura della soggettivazione. Roma, Borla, 2000.

Cahn R. Una terza topica per l’adolescente? pubblicato in AeP Adolescenza e psicoanalisi. anno V, n. 1, pp.19-35,  Roma, Magi, 2010.

Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5 TR. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2023.

World Health Organization (2021). ICD 11: International statistical Classification of Diseases and related health problems (11th ed.).

 

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