Uscire poco da casa è diverso da isolarsi dal mondo e chiudersi nel ritiro sociale. I motivi che possono spingere una persona a uscire sempre meno da casa fino a non uscirne affatto possono essere molti.
L’isolamento sociale, l’apatia, la paura di avere relazioni profonde o quella di mettersi in gioco sono solo alcuni di essi. Non uscire mai da casa può essere anche il sintomo di una patologia in atto. Fra queste è spesso associato all’agorafobia, alla sindrome dell’Hikikomori, alla clinomania o alla depressione.
Perché non ho voglia di vedere nessuno?
Indipendentemente dalle cause un punto comune sembra essere il vivere la casa come un luogo sicuro, spesso l’unico. Vediamo cosa caratterizza ognuna delle tipologie:
-Apatia:
Ci si trova spesso a pensare: “non ho voglia di fare niente”. Nulla sembra in grado di interessarci per cui arriviamo a pensare che non valga la pena neanche uscire per cercare nuovi stimoli. L’apatia si accompagna spesso anche a spossatezza o stanchezza cronica.
Chi soffre di apatia riscontra un appiattimento generale delle emozioni, il fatto di non avere “crisi” porta a sottovalutare la questione minimizzandola definendosi annoiati. Se si prolunga nel tempo avrà effetti severi dal punto di vista neurologico e dell’umore rischiando di favorire altre patologie.
Per combattere l’apatia si può:
- Cercare uno scopo: esplorando nuovi ambiti si possono incontrare stimoli in grado di scuotere la noia e dare nuove prospettive.
- Porti mete realistiche: cercare di raggiungere la perfezione porta inevitabilmente a una serie di fallimenti che possono abbattere la voglia di continuare a provare e di scoprire il proprio potenziale.
- Limitare lo stress: l’apatia può essere un meccanismo di difesa estremo allo stress o il segnale di una sindrome da burnout.
- Partire dalle piccole cose: riprendere abitudini quotidiane, anche piccoli gesti di cura personale, può essere un buon inizio per ricominciare a riempire la propria vita e ritrovare la motivazione.
Se hai provato a mettere in pratica questi suggerimenti, ma vedi che non basta o non ce la fai il consiglio principale è chiedere aiuto a un terapeuta che ti accompagnerà a ritrovare la motivazione partendo dalle origini della tua apatia.
-Sindrome dell’Hikikomori:
Questa sindrome prende il nome da una parola giapponese che significa: “stare in disparte”. Il fenomeno nasce proprio in Giappone dove il fenomeno è molto diffuso. Si tratta di giovani che decidono di chiudersi nella loro camera senza avere contatti con il mondo esterno se non attraverso il computer o il cellulare. Il fenomeno però si sta diffondendo in tutto il mondo occidentale.
Sintomi come: bassa autostima, paura del fallimento e timore dei rapporti sociali sono segnali importanti che vengono spesso minimizzati e confusi con la pigrizia.
Questo fenomeno sta crescendo anche in Italia, suscitando la preoccupazione di molti genitori che vedono i figli rinchiudersi in camera passando tutto il giorno davanti al computer loro unico mezzo di comunicazione con l’esterno.
Per capire il disagio che vivono questi ragazzi bisogna indagare il contesto psicologico individuale inserito nel suo contesto sociale. La famiglia, la scuola, i coetanei sono tutti elementi in gioco quando ci si ritira dal mondo reale.
Lo schermo diventa un filtro rassicurante che nasconde il proprio corpo reale nelle interazioni virtuali. Questo può dare un senso di sicurezza e compensare i dubbi sul fatto di poter piacere per come si è.
Questa modalità “facilitata” e rassicurante di interagire crea presto una dipendenza dagli strumenti tecnologici al punto che spesso i ragazzi che soffrono di questo ritiro sociale estremo si rifiutano di uscire di casa anche per andare in terapia. Ci sono però associazioni di terapeuti che offrono appositamente una terapia a domicilio, che include anche i genitori, per poter studiare a fondo il contesto e capire come agire al meglio dal punto di vista psicologico.
-Agorafobia:
Si tratta, come tutte le fobie, di un disturbo d’ansia (DSM-5-TR, 2023), la paura che lo caratterizza è quella di trovarsi nella situazione di sentirsi male fuori casa dove si ritiene che venire soccorsi potrebbe essere difficile o imbarazzante. Per questo la persona tende a non uscire di casa o stare in spazi affollati a meno che non sia strettamente necessario.
Oltre all’evitamento della situazione che attiva la fobia la persona viene presa da un’ansia anticipatoria relativa a ciò che potrebbe accadere. Spesso è la paura di avere un attacco di panico in pubblico che impedisce di uscire di casa.
Avere un accompagnatore fidato accanto è una soluzione che molti adottano per cercare di aggirare la loro paura. Se da un lato questo permette di uscire più facilmente di casa, d’altro rischia di creare un rapporto di dipendenza con l’accompagnatore.
Un percorso psicoterapeutico è il modo migliore per trovare una soluzione duratura al problema e riconquistare la propria autonomia di vita.
-Clinomania:
Si tratta di un disturbo che si manifesta con una voglia di restare nel letto che va ben oltre la stanchezza o la pigrizia. Il letto viene percepito come un luogo accogliente e sicuro dove potersi sentire protetti da ciò che ci aspetterebbe nel mondo esterno. Le cause più comuni sono:
- Periodi di forte stress prolungato.
- Depressione.
- Depressione post partum.
-Depressione:
Il rinchiudersi in casa può essere il sintomo di una depressione in atto. Si tratta di una patologia che va per sottrazione in cui la persona tende a privarsi o a rinunciare a cose che prima facevano parte della propria vita senza sostituirle con altre, come nel cambiamento evolutivo.
Anche senza arrivare a restare in camera come per l’hikikomori o addirittura nel letto come nella clinomania chiudersi in casa è comunque il segno di una forte sofferenza interiore. Questa è comunemente al centro della depressione legata all’ansia sociale, al senso di solitudine e/o alla bassa autostima.
La depressione non va mai sottovalutata, anche quando si riesce a nasconderla dietro a un sorriso. Si tratta di una patologia che tende a diventare cornica e a peggiorare col tempo fino, nei casi più gravi, a portare al suicidio.
Quali sono le conseguenze del ritiro sociale?
Oltre alle conseguenze sociali ci sono stati diversi studi che hanno esplorato gli effetti a lungo termine neurologici e psicologici della reclusione auto-imposta. Uno studio pubblicato su “Current Biology” riporta che possa facilitare lo sviluppo di disturbi d’ansia e d’insonnia. Il nostro ritmo sonno/veglia è regolato dall’esposizione alla luce solare. L’esposizione alla luce artificiale non è in grado di attivare allo stesso modo i nostri ritmi biologici portando ad un alto rischio di sviluppare disturbi del sonno, carenza di vitamina D, obesità, ansia e depressione.
Per evitare questi rischi lo studio raccomanda di cercare di esporsi alla luce naturale almeno 45 minuti al giorno, l’ideale sarebbe farlo di mattina e nella natura. Questo vale anche per chi fa un lavoro sedentario per cui magari si alza presto e torna col buio.
Come affrontare il ritiro sociale:
Qualunque sia la ragione che ti porta a non riuscire a uscire da casa non va sottovalutata, l’auto-reclusione, come detto, è un segnale forte che viene da dentro per dirti che qualcosa non va. Se ti ritrovi in quello che hai letto è il momento di prenderti la responsabilità della tua felicità e chiedere aiuto a un professionista specializzato.
Anche dove tu non te la senta di arrivare, l’aiuto può raggiungere te tramite la terapia a domicilio o online.

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma e San Giovanni Rotondo (FG)
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Bibliografia e sitografia dell’articolo “Stare chiusi in casa: quali sono le conseguenze del ritiro sociale?”:
Dal Sé al selfie – Identità e relazioni nell’era del virtuale, in: AeP Adolescenza e Psicoanalisi Anno XI N.1.
Di Gioacchino A. et al., Dal Sé al selfie – Identità e relazioni nell’era del virtuale, in: AeP Adolescenza e Psicoanalisi Anno XI N.1.
Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5 TR. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2023.
Di Gioacchino A. et al., Menti adolescenti “attraversate” dal mondo digitale – Una prospettiva gruppale, in: AeP Adolescenza e Psicoanalisi Anno XII N.1
Di Gioacchino A. et al., Adolescenti nella rete Una prospettiva gruppale, in: Funzione Gamma N.38. http://www.funzionegamma.it/wp-content/uploads/Fenu_c.pdf
Di Gioacchino A. et al., Adolescenza liquida, gruppo dei pari e universo digitale, in: Contrappunto N.55 http://www.afpp.eu/pubblicazioni/indice-generale-contrappunto/nr-55/presentazione-n-55/
https://www.cell.com/current-biology/home