Gli attacchi di panico sono un fenomeno che ha conosciuto una crescita esponenziale dopo il COVID, ad oggi circa l’11% della popolazione lo ha sperimentato per periodi più o meno lunghi. Durante un attacco di panico la persona si sente all’improvviso affetta da sintomi fisici che interpreta come segnali di un pericolo imminente che può andare dall’avere un infarto alla paura di impazzire.

Per poter parlare di attacco di panico però questi sintomi non devono essere causati da problemi di effettiva origine medica o da abuso di stupefacenti.

Cosa ci porta a simulare in maniera tanto convincente un malessere?

L’ansia è una reazione normale a un pericolo e ci aiuta a prevenire situazioni rischiose. Quando l’ansia si manifesta nella maggior parte delle situazioni in maniera eccessiva rispetto allo stimolo che l’ha attivata possiamo parlare di disturbo d’ansia generalizzata, ma l’ansia si può manifestare non solo nei pensieri e nei comportamenti, ma anche attraverso il corpo è questo il caso dell’attacco di panico.

Durante un attacco di panico emerge in maniera molto intensa e concentrata una grande quantità d’ansia tutta assieme, questo fa si che il primo attacco di panico sia un’esperienza estremamente intensa che si vuole evitare in ogni modo di ripetere.

Paradossalmente proprio il cercare di prevenire tende a portare la persona nel “circolo vizioso del panico” (Clarke, 1986) costituito da uno stato di ipervigilanza nei confronti dei sintomi sperimentati durante l’attacco d’ansia che fa si che la persona sia sempre alla ricerca di segnali che ne annuncino l’arrivo. L’effetto di quest’ansia anticipatoria è invece l’opposto, si crea uno stato che facilita l’arrivo del prossimo attacco di panico e il cronicizzarsi di questa condizione in un vero e proprio disturbo di panico.

Uno dei motivi per cui questi disturbi sono così comuni sta nel fatto che in molti oggi fanno una vita stressante in cui si tende a scordarsi di dedicare un po’ di tempo a sé stessi senza rendersi conto di portare al limite la propria capacità di gestione dello stress. Questo fa si che un evento importante come sposarsi, iniziare un nuovo lavoro o subire un lutto possano bastare a fungere da evento precipitante.

Questo è solo un esempio dei molti scenari che possono portare ad un disturbo che condiziona pesantemente tutti gli aspetti della vita di chi ne soffre. Il timore di avere un altro attacco porterà infatti ad avere condotte di evitamento nei confronti di tutte quelle situazioni che si pensa potrebbero facilitare un nuovo attacco d’ansia.

Questo può rendere difficile portare avanti la propria vita lavorativa e sociale. Le persone care vengono spesso coinvolte nel disturbo da richieste pressanti di essere presenti per evitare a chi ne soffre di trovarsi da sola ad affrontare una crisi di panico. Questo porta a un deteriorarsi dei rapporti e al viversi come un peso per gli altri cosa che rischia di portare ad una depressione secondaria.

Come si guarisce dagli attacchi di panico?

Il trattamento più efficace è la psicoterapia perché permette al paziente di imparare a gestire meglio gli attacchi di panico comprendendo in maniera chiara di cosa si tratti e come gestirli. Una volta che la sintomatologia si sarà alleviata si potrà procedere a trovarne le cause, comprenderne il valore traumatico ed elaborarlo. In questo modo si acquisiranno gli strumenti per liberarsi da quest’afflizione e rafforzare la fiducia nelle proprie capacità di aiutarsi in maniera efficace.

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma

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