Resilienza: il segreto della mente per superare le difficoltà

La resilienza è quella risorsa interiore che utilizziamo per adattarci a quelle difficoltà che vanno a cambiare la nostra vita. Parliamo di cambiamenti drastici o improvvisi capaci di spezzare le nostre routine o scuotere i nostri punti di riferimento. Si tratta di un qualcosa che in una certa misura abbiamo tutti, ma che non è un valore fisso, la possiamo migliorare così come può essere abbattuta da eventi traumatici.

 

Capire meglio la resilienza

La resilienza è ciò che ci permette di adattarci alle difficoltà. La mettiamo in gioco difronte a:

-Difficoltà

-Minacce

-Traumi

-Altre fonti di tensione intensa

Essere resilienti significa non farsi abbattere da quelle esperienze difficili che capitano nella vita. Questo non vuol dire essere immuni al dolore o alla tristezza quando affrontiamo le avversità, ma che siamo in grado di riemergere da esse. Si tratta di un processo interiore che ci permette di dare un nuovo senso alla nostra vita per superare il dolore.

Il termine fu coniato da Boris Cyrulnik, psicologo e neurologo che studiò i bambini che hanno subito traumi di guerra scoprendo che nonostante le terribili sofferenze che avevano subito non aveva segnato allo stesso modo la loro vita adulta.

In particolare notò che fino ai 6 anni i bambini sono capaci di trovare le risorse psicologiche necessarie per rispondere ai traumi e proteggere lo sviluppo della loro personalità (Cyrulnik, 1999).

 

La resilienzia in psicologia

Viene considerata una caratteristica della nostra psiche che evolve in base alle nostre esperienze di vita. Ci sono 3 capacità resilienti:

-Resilienza istintiva: si riferisce a quel senso di onnipotenza che va dalla nascita ai primi anni di vita che ci fa percepire il mondo come se ruotasse attorno alle nostre esigenze primarie.

-Resilienza affettiva: riguarda la sfera delle relazioni affettive, ma anche le abilità di socializzazione, il senso del sé, i nostri valori e in generale il nostro grado di maturità affettiva.

-Resilienza cognitiva: è la capacità di mettere a frutto nel modo giusto le nostre abilità intellettive simbolico-razionali.

Essere resilienti vuol dire possedere queste capacità e saperle integrare e applicare alla nostra esperienza di vita riuscendo a gestire le difficoltà. La resilienza non significa solo saper incassare il colpo, ma anche di ricostruire il proprio ambiente esterno e mentale per continuare a vivere bene.

 

Avversità: quando la vita ci mette alla prova

Gli eventi che richiedono resilienza per essere affrontati dipendono anche da un fattore temporale:

-Eventi traumatici dei Bambini:

  • Morte dei genitori o di un famigliare vicino.
  • Divorzio dei genitori.
  • Malattie gravi del bambino stesso o del genitore.

-Eventi traumatici negli adulti:

  • Morte di un coniuge o di un amico.
  • Separazione e Divorzio.
  • Malattie gravi.
  • Finire in prigione.
  • Essere licenziati.

Questi eventi hanno in comune la capacità dirompente di scuotere il nostro equilibrio e alterarlo. La prima reazione sarà di stress, sofferenza, perdita, come se avessimo perso tutto. In un secondo momento entra in gioco la resilienza a ci permette di costruirci un nuovo equilibrio.

Se questo non accade, non tutto è perduto perché si può imparare a essere resilienti o a migliorare una resilienza che è stata soverchiata da un evento troppo grande per le nostre possibilità attuali.

 

Come sviluppare la nostra resilienza:

-Accettare il cambiamento come elemento naturale della vita: Thomas More scrisse: “Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”.

Accettare ciò che non possiamo cambiare ci può aiutare a mettere a fuoco ciò su cui invece possiamo agire. Si cambia la prospettiva andando così a seguire la corrente trasformativa della vita anziché navigarci contro.

-Creare legami: avere legami solidi vuol dire avere con sé la forza di chi ci vuole bene e poterla prendere in prestito quando la nostra non basta. Questo richiede però anche la forza di riconoscersi vulnerabili e il coraggio di chiedere aiuto.

-Obiettivi realistici: affrontare una questione più grande dividendola in piccoli obiettivi è il modo migliore per risolverla senza farsi prendere dall’ansia di dover affrontare tutto insieme.

-Provarci: decidere di provare a risolvere una situazione e fallire ha un effetto migliore che farsi dominare dalla paura e non tentare nemmeno. Inoltre con l’esperienza acquisita possiamo ritentare o se non è possibile evitare di trovarci di nuovo in quella situazione.

-Considerare le crisi come opportunità: Una situazione critica mette in discussione il nostro mondo è vero, ma ci dà anche l’opportunità di cambiare e di conoscerci più a fondo. Questo ci renderà più capaci di interpretare le difficoltà e di reagirvi efficacemente.

-Allargare l’orizzonte: quando ci troviamo davanti a un evento difficile che ci riguarda direttamente la tendenza è quella di chiuderci in quella situazione.

Proviamo invece ad ampliare la visuale e a vedere la situazione nel suo contesto. Questo ci aiuterà a vedere quei fattori in gioco che non dipendono da noi e a capire dove possiamo agire.

-Accogliere le emozioni: darsi la possibilità di stare con le nostre emozioni è un ottimo modo per dare espressione al nostro mondo interiore. Reprimerle invece è sempre fonte di problemi e rende più difficile superare le difficoltà, ma anche godersi le cose belle.

Bisogna evitare anche l’estremo opposto: aggrapparsi a esse per troppo tempo vorrebbe dire diventarne schiavi. Nel caso del dolore è particolarmente facile cadere in questa spirale discendente che porta verso la depressione.

-Riconoscere le nostre necessità: indipendentemente dal fatto che si tratti di necessità affettive o biologiche saper distinguere tra le nostre necessità e quelle degli altri vuol dire ascoltarci e sapere cosa veramente ci necessita.

-Avere flessibilità mentale ed essere tolleranti: la rigidità mentale impedisce di accettare il cambiamento e l’intolleranza rifiuta il diverso. Questi atteggiamenti vanno direttamente contro quell’adattabilità che è alla base della resilienza.

-Gratitudine: se prestiamo attenzione a quello che abbiamo invece che a ciò che non abbiamo ancora ottenuto sarà più facile sentirci grati per le cose positive che siamo riusciti a ottenere o mantenere negli anni. Questa buona pratica mentale rende più facile avvalersi delle risorse a disposizione nei momenti di crisi.

 

La resilienza in generale dipende da nostre caratteristiche personali e da come sappiamo avvalerci dell’ambiente che ci circonda. Essere resilienti non significa essere incapaci di riconoscere o provare dolore e superarlo senza aver bisogno di affrontarlo, non significa neanche fuggire da esso evitando tutto ciò che è triste o spiacevole; si tratta invece di ricostruirsi elaborando l’accaduto con tutte le risorse a disposizione, emotive, mentali e sociali.

 

Resistere, adattarci ed essere resilienti sono la stessa cosa?

La resilienza è un concetto multifattoriale: comprende molti concetti a cui è simile, ma con i quali non va confusa:

-Resistenza: per essere resilienti si deve resistere a ciò che la vita ci oppone, ma anche rielaborare quanto ci è accaduto per capire come andare oltre.

-Capacità di adattamento: senza flessibilità e adattabilità non può esserci resilienza, ma essa non si riduce solo a questo.

-Forza di volontà: si tratta di ciò che ci fa raggiungere i nostri obiettivi ed è compresa nella resilienza che però include anche la forza di rialzarci e andare avanti, di cambiare approccio e di reinventare noi stessi.

 

Io sono resiliente?

Lo possiamo capire pensando a come abbiamo affrontato delle difficoltà che ci sono capitate. Prendiamo in considerazione non solo gli eventi traumatici, ma anche i problemi più banali del quotidiano, la resilienza in piccolo si attiva anche in queste situazioni.

Ci possiamo domandare se abbiamo messo in pratica quanto appena letto oppure se, come capita a molti di noi, abbiamo risposto a quelle avversità in modo molto peggiore rispetto a quanto sarebbe stato necessario considerato l’evento.

Se ci riconosciamo nel secondo scenario, può voler dire che ci sono mancate le caratteristiche adeguate a fronteggiare quella situazione. Bassa autostima, traumi irrisolti o false credenze su di sé e sul nostro mondo possono ostacolare il ricorso alla resilienza e farci dare un peso più grande del giusto ai nostri problemi.

Si ti rendi conto che anche per te è così e non sai come cambiare è il momento di prenderti la responsabilità della tua felicità e chiedere aiuto a un professionista specializzato.

Attraverso un percorso di psicoterapia, cucito sulle tue esigenze, troverai quelle risorse dentro di te per cambiare la concezione di te stesso e del tuo ambiente. Questo ti aiuterà a maturare un punto di vista più realistico sulla tua realtà che ti permetterà di affrontare con più sicurezza e resilienza il mondo.

 

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma e San Giovanni Rotondo (FG)

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Bibliografia e sitografia dell’articolo “Resilienza: il segreto della mente per superare le difficoltà”:

Cyrulnik B. (1999). Il dolore meraviglioso. Milano, Frassinelli editore, 2000.

Laplanche J., Pontalis J.B. (1967). Enciclopedia della psicoanalisi, Tomo primo. Bari, Laterza 2010.

Laplanche J., Pontalis J.B. (1967). Enciclopedia della psicoanalisi, Tomo secondo. Bari, Laterza 2010.

 

http://archives.yalealumnimagazine.com/issues/2008_07/serenity.html

https://www.spiweb.it/la-ricerca/ricerca/che-cose-la-resilienza-di-salone/

https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/stampa/rassegna-stampa-2/rassegna-stampa-italiana/la-resilienza-la-resistenza-e-la-trasformazione-il-manifesto-1-1-21-di-s-thanopulos/

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