Brain rot: che succede se spengo troppo il cervello?

Il termine brain rot nasce sui social come modo ironico per definire i contenuti spazzatura, adesso invece riflette le crescenti preoccupazioni, della società e in particolare dei genitori, sugli effetti negativi della sovraesposizione digitale della Gen Z e Gen Alpha. Il fenomeno però tocca in larga misura anche i Millennials e in parte le generazioni precedenti che si sono avvicinate alla tecnologia.

Non a caso brain rot è stata scelta dall’Oxford English Dictionary come parola che rappresenta il 2024. Letteralmente significa putrefazione del cervello o marciume cerebrale, ma indica l’effetto sulla nostra mente del consumo compulsivo di contenuti online di bassa qualità, ma anzi questi che non stimolano o arricchiscono la nostra mente in nessun modo e vengono usati solo per ammazzare la noia, posticipare gli impegni o perdere tempo.

La rilevanza del fenomeno ce la dà il fatto che si sia registrato un aumento del 230%, in quest’anno, dell’uso di questo termine, in particolare sui social.

Perché è stato scelto il Brain rot?

Perché è un’abitudine che si è diffusa in maniera virale e sta aumentando vertiginosamente. Tra questi c’è il consumo compulsivo, ovvero un uso di qualcosa che non è spinto da una decisione razionale, ma da un bisogno a cui non si riesce a resistere.

Questo è esattamente quello che succede quando apriamo i social e senza accorgercene ci passiamo più di un’ora oppure quando pensiamo “questo è l’ultimo reel poi chiudo che sono stanco” e ne guardiamo altri venti entrando nel brain rot.

Non si tratta certo di una cosa nuova, ma è preoccupante il tasso di aumento. Tantissimi di noi appena hanno un secondo libero scattano con la mano a prendere il cellulare e poi ci si trova a maledirsi per tutto il tempo perso scrollando svogliatamente i social fra contenuti che a malapena ci provocano una reazione.

Il brain rot è davvero così preoccupante?

Quando parliamo di brain rot ovviamente non stiamo parlando di un vero processo di putrefazione del cervello dovuto a un abuso di contenuti poco stimolanti. Questo non vuol dire che non ci siano dei rischi da prendere seriamente in considerazione.

Per capirli dobbiamo pensare al fatto che i social fanno ormai parte della nostra quotidianità, ogni attività passa per queste piattaforme: dalla scuola, al lavoro al restare in contatto con i propri cari. Il che ci spinge a passarci sempre più tempo.

Queste sono piattaforme che premiano l’uso costante stimolando continui micro rilasci di dopamina. Si tratta dell’ormone che premia i comportamenti benefici ed è essenziale nei meccanismi dell’apprendimento e della dipendenza (Haynes T., 2018).

Il nostro cervello identifica l’uso dei social come un’attività gratificante e ci spinge a ripeterla. La sensazione di benessere che ne deriva però dura poco generando il bisogno di una nuova “dose” come in altre dipendenze.

I feed (bacheche) delle principali piattaforme sono strutturati per essere una serie di stimoli istantanei che creano l’illusione dello “smetto quando voglio”, ma essendo fatti per essere consumati a ripetizione ci inducono a spenderci molto più tempo di quanto si vorrebbe.

Se questo è già vero per la dipendenza da social e l’internet addiction, nel caso del brain rot lo è ancora di più in quanto i contenuti oltre a essere rapidi non impegnano il cervello che impiegherà molto più tempo a stancarsi rispetto alla lettura di articoli online o alla visione di un film complesso.

Allenare il cervello a ricevere ricompense (dopamina) senza sforzo tende a impigrirlo e a rendere più difficile impegnarsi in attività che richiedono funzioni più alte della nostra mente. Nel lungo termine, potremmo perdere l’iniziativa, la voglia di leggere, di studiare, aumentando invece il bisogno di stare sul divano a non fare nulla.

Quali sono i sintomi del brain rot?

-Disturbi del sonno: difficoltà ad addormentarsi, sensazione di stanchezza al risveglio come se non si avesse riposato.

Stanchezza mentale durante la giornata.

-Diminuzione della memoria a breve termine.

-Difficoltà di concentrazione e a mantenere l’attenzione: consumare micro contenuti allena il nostro cervello ad aspettarsi nuovi stimoli in continuazione.

-Riduzione delle capacità cognitive: la velocità di elaborazione delle informazioni complesse diventa più lenta e le capacità di problem-solving peggiorano ovvero avremo bisogno di più tempo e fatica per risolvere i problemi che richiedono una mente agile ed elastica.

-Brain fog: sensazione che la nostra mente continui a vagare senza meta fra i pensieri, una sorta di nebbia mentale da cui fatichiamo a liberarci.

-Apatia: diventa sempre più difficile trovare stimoli che ci provochino una reazione nella vita reale.

Procrastinazione: la perdita del senso dello scorrere del tempo mentre si scrolla porta a spendere più tempo di quanto non si vorrebbe online con il risultato di perdere tempo e posticipare gli impegni della giornata.

Gli effetti del brain rot:

La ricerca sta raccogliendo sempre più dati che dimostrano che l’eccessiva esposizione a stimoli digitali dovuta a:

-Zoom scrolling: scorrere i feed dei nostri social senza una meta.

-Doom scrolling: quando cerchiamo costantemente cattive notizie che ci alimentano uno stato di ansia sottile, ma costante.

-FOMO: (Fear Of Missing Out = paura di rimanere esclusi) ovvero la sensazione d’ansia che sentiamo quando abbiamo paura di perderci un evento o una novità se non partecipiamo continuamente sui social (leggendo, commentando, mettendo like… etc.).  

-Brain rot.

Porta a effetti negativi sulla struttura e sulla funzionalità del cervello.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) segnala che circa il 40% della popolazione mondiale sperimenta almeno alcuni dei sintomi di brain rot, con un impatto importante sulla produttività, sulle rapporti interpersonali e sulla qualità della vita.

Se ignorati, i sintomi precedentemente descritti ci possono portare ad avere risultati progressivamente peggiori nello studio o nel lavoro. Questo messo assieme alla sensazione di non riuscire più a smettere quando voglio può intaccare la nostra autostima e indurre disturbi d’ansia e depressione.

Quante volte hai pensato: “Adesso chiudo”, ma invece che riposarti hai continuato a scrollare o hai aperto un’altra app?

Spesso abbiamo la sensazione di non avere abbastanza tempo per fare tutto. Hai mai pensato a quanto di questo tempo lo stai realmente dedicando a te e alle cose che ti fanno sentire felice? Quanto tempo potresti guadagnare ogni giorno se riuscissi a controllare l’uso dello smartphone e ritrovare la chiarezza mentale che forse senti che ti sta venendo a mancare?

Come combattere il brain rot:

Giovani adulti/adulti:

  • Distacco progressivo: se hai provato a troncare di netto senza successo riprova, ma rispettando i tuoi tempi. Prova a spegnere il cellulare per un’ora e fai attenzione a come ti senti, poi prova una passeggiata togliendo le notifiche, poi una serata senza social.
  • Porsi dei limiti: decidere quanto tempo useremo i social in una giornata e rispettarlo ti darà la sensazione di iniziare a riprendere il controllo della tua vita.
  • Alternare contenuti leggeri a quelli stimolanti e informativi.
  • Leggere: oltre ad alternare i contenuti si può dedicare del tempo ai libri. Leggere attiva l’area immaginativa del cervello, indispensabile per il pensiero creativo che usiamo per risolvere i problemi.

 –Genitori:

  • Se avete bambini piccoli: potete fare prevenzione evitando di fargli usare il smartphone o tablet prima dei 3 anni e soprattutto evitando di usare i video per tenerli buoni.
  • Se avete figli adolescenti: iniziate dando il buon esempio (v. giovani adulti/adulti), i ragazzi imparano osservandovi. Cercate poi di stabilire regole condivise che vadano bene per tutta la famiglia. Questo può aiutare a prevenire anche internet addiction e cyberbullismo

Se ti riconosci in quello che hai letto, ma vedi che non riesci a mettere in pratica nessuno dei consigli o che non bastano è probabile che tu abbia già sviluppato una dipendenza ed è il momento di prenderti la responsabilità della tua felicità e chiedere aiuto a un professionista specializzato.

Si partirà con una valutazione del livello di esposizione digitale, dei tuoi sintomi e il loro impatto sulla tua vita quotidiana. Infine si andrà a individuare i fattori scatenanti del tuo brain rot per trovare assieme come puoi combatterli efficacemente.

Un percorso psicoterapeutico personalizzato ti aiuterà a recuperare il benessere mentale e il controllo sulla gestione del tuo tempo entrambi fondamentali per riprendere il tuo percorso di soggettivazione (Cahn, 1998; 2010).

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma e San Giovanni Rotondo (FG)

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Bibliografia e sitografia dell’articolo “Brain rot: che succede se spengo troppo il cervello?”:

Bozzola E, Spina G, Agostiniani R, Barni S, Russo R, Scarpato E, Di Mauro A, Di Stefano AV, Caruso C, Corsello G, Staiano A. (2022) The Use of Social Media in Children and Adolescents: Scoping Review on the Potential Risks. Int J Environ Res Public Health. 2022 Aug 12;19(16):9960. doi: 10.3390/ijerph19169960.

Cahn R. (1998). L’adolescente nella psicoanalisi. L’avventura della soggettivazione. Roma, Borla, 2000.

Cahn R. Una terza topica per l’adolescente? pubblicato in AeP Adolescenza e psicoanalisi. anno V, n. 1, pp.19-35,  Roma, Magi, 2010.

Di Gioacchino A. et al., Dal Sé al selfie – Identità e relazioni nell’era del virtuale, in: AeP Adolescenza e Psicoanalisi Anno XI N.1.

Di Gioacchino A. et al., Menti adolescenti “attraversate” dal mondo digitale – Una prospettiva gruppale, in: AeP Adolescenza e Psicoanalisi Anno XII N.1

Dialogues Clin. Neurosci. 2016 Mar; 18(1): 23–32.  Doi: 10.31887/DCNS.2016.18.1/wschultz Dopamine reward prediction error coding: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4826767/

Front. Behav. Neurosci. 2010; 4: 22. Published online 2010 May 28. Prepublished online 2010 Jan 12. Doi: 10.3389/fnbeh.2010.00022 The Rewarding Nature of Social Interactions: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2889690/

Haynes T., 2018 Dopamine, Smartphones & You: A battle for your time in Science in the news, Harward University:https://sitn.hms.harvard.edu/flash/2018/dopamine-smartphones-battle-time/

Healthline. https://www.healthline.com/health/social-media-addiction

Social media: Am I addicted? Psychiatry UK. https://psychiatry-uk.com/social-media-am-i-addicted/  https://corp.oup.com/word-of-the-year/

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