Aggressività adolescenziale: che cosa possono fare i genitori?

L’adolescenza è un’avventura per i ragazzi e una sfida per i genitori. Quando entra in gioco l’aggressività ci si può sentire spiazzati perché ancora abituati all’amore incondizionato tipico dell’infanzia. Domandarci: “come ci si comporta con un figlio adolescente e aggressivo?” è più che naturale.

La buona notizia è che la ribellione adolescenziale è una fase normale della soggettivazione (Cahn, 1998; 2010) di una persona. Senza di essa non si può abbandonare la fase precedente dell’onnipotenza infantile e la dipendenza dai genitori per avviarsi nel percorso per diventare soggetti della propria vita.

 

Perché l’adolescenza è così problematica?

Ci sono diversi fattori in gioco da considerare:

-Gettare nuove basi: l’adolescenza mette in discussione le certezze che i ragazzi si erano costruiti nelle fasi precedenti dello sviluppo.

-Lutto del corpo infantile: lo sviluppo puberale fa perdere al corpo le caratteristiche infantili in maniera piuttosto rapida. Nessuna fase porta a un cambiamento così veloce e totalizzante dell’aspetto fisico. Questo richiede un’improvvisa rinegoziazione dell’identità personale.

Nelle fasi precedenti il cambiamento era lento e adattarvisi era facile, adesso ci si trova di fronte alla sfida di passare rapidamente da un corpo infantile a un corpo adulto.

-Ossessione per il corpo: questi cambiamenti portano i ragazzi a passare molto tempo davanti allo specchio e a confrontarsi con i pari. Sentono il bisogno di controllare cosa sta succedendo, mossi da un nuovo pudore iniziano ad aprirsi con chi sta affrontando la stessa sfida piuttosto che con i genitori.

-Insoddisfazione: in questa fase nessuno trova il proprio corpo soddisfacente. Ci si sente estranei a esso e inadeguati. Per questo si diventa ipersensibili al giudizio altrui, in particolare dei coetanei. Si sente il bisogno di trovare all’esterno una conferma che il proprio corpo vada bene anche dopo essere cambiato così tanto.

 

Aggressività in adolescenza:

In una qualche misura l’aggressività verso i genitori, è spesso parte integrante del percorso adolescenziale.

In questa fase oltre al corpo anche la mente si sviluppa acquisendo la capacità di astrazione. Grazie ad essa i ragazzi sono in grado di formulare ipotesi che vanno oltre i fatti concreti e teorie sulla realtà al di là del vissuto personale.

I ragazzi iniziano a capire che la realtà non è una, ma dipende dal punto di vista di chi la vive.

L’idea che avevano dei genitori viene ristrutturata: passano da essere i detentori della verità e capaci di proteggerli da ogni male a persone comuni, con i loro limiti e difetti e che possono arrivare solo fino ad un certo punto nell’occuparsi di loro.

S’inizia a creare una distanza e a cercare fra i pari la conferma della propria identità. I coetanei sono sentiti come più vicini e in grado di capire, perché stanno affrontando le stesse incertezze.

Stanno passando dalla dipendenza infantile a una fase intermedia di sperimentazione di sé. Dall’affidarsi alla guida rassicurante dei genitori, alla ricerca di appartenenza e approvazione degli amici e dei primi amori. L’obiettivo è raggiungere un grado di autonomia che gli permetta di prendere le loro decisioni seguendo un punto di vista che sentano proprio.

Si tratta di un percorso d’individuazione accompagnato da stati emotivi diversi, ma essenziali per elaborare cosa sta succedendo:

-Rabbia: viene diretta verso i genitori colpevoli di non essere più onnipotenti. Come se internamente fosse stato percepito come la scoperta di un inganno al quale devono rimediare assumendosi parte delle responsabilità.

-Senso di colpa: perché l’allontanarsi dai genitori viene sentito come un parziale abbandono o tradimento.

-Senso d’indipendenza: una volta trovato il nuovo equilibrio, si possono focalizzare sulla soddisfazione per il percorso fatto.

Il grado di conflittualità dipenderà dal tipo di attaccamento (Ainsworth,1978; Bowlby, 1978) che c’è stato durante l’infanzia, se i genitori sono stati una base sicura (Bowlby, 1978) da cui partire all’esplorazione di sé e del mondo.

 

Che cosa può fare un genitore di fronte all’aggressività dei figli adolescenti?

La parola chiave è flessibilità. Più si è rigidi più è facile trasformare ogni discussione in un’escalation che non porta a nessun risultato. Dobbiamo ricordarci che i presupposti alla base del nostro comportamento, utilizzati fino ad ora, non sono più adatti e verranno criticati apertamente, da figli non più bambini e desiderosi di dire la loro.

Si tratta di accettare che non si è più l’unico modello a cui i figli guardano. Questo comporta confronti e critiche.

L’aggressività è collegata strettamente alla difficoltà del percorso: più l’adolescente fatica a separarsi dai genitori e a costruire la sua autonomia affettiva, più sarà intensa l’aggressività verso di loro.

Ciò che può ostacolare questo processo necessario nei genitori sono reazioni emotive ai tentativi di autonomia come:

-Senso d’inadeguatezza.

-Incontrollabilità.

-Perdita.

-Insicurezza.

Questi saranno tanto più di ostacolo se la coppia genitoriale non è serena e comunicativa o se manca il sostegno di altre figure di riferimento. Non è un percorso semplice perché ciò che i nostri figli ci comunicano passa tutte le nostre difese colpendo a segno. Per questo è importante mantenere una buona consapevolezza delle forze in gioco da ambo i lati.

 

Come comunicare con figli oppositivi?

Bisogna sforzarsi di mettersi dalla loro parte, di riporre l’orgoglio a favore di ascolto e comprensione del loro messaggio e linguaggio. Come genitori è importante che ci impegniamo a osservare con discrezione, ascoltare con interesse genuino e a farci aiutare dove non riusciamo.

A volte capita che i figli chiudano i canali comunicativi con i genitori, ma siano disposti ad aprirsi o dare ascolto a figure adulte esterne che ritengono affidabili. Spesso si tratta di parenti, come zii o nonni, in altri casi professori o allenatori sportivi.

 

Come comportarsi di fronte a insulti o aggressività:

Innanzi tutto cercare di mantenere la calma. Aggressività e insulti non sono altro che maldestri tentativi di provocare una reazione o di affermare il proprio punto di vista in contrasto con quello genitoriale.

Si tratta di una messa alla prova della tenuta dei genitori per potersi rassicurare nel vedere che sono in grado di sopravvivere al loro allontanarsi da loro. La domanda inconscia è: mi potrai amare anche se mi allontanerò da te diventando diverso da come ero?

 

Come farsi ascoltare dai propri figli:

Un buon modo di porsi è girare la situazione e partire da noi stessi. Come genitori dobbiamo essere i primi a metterci in posizione di ascolto. I ragazzi tenderanno a comunicare di meno, motivo in più per dare peso a ciò che dicono quando decidono di farlo.

Mettersi in posizione di ascolto significa lasciare che possano esprimere ciò che hanno da dire, anche se non ci piace. Significa mostrarsi aperti verso i cambiamenti nel rapporto con loro.

Saremo ascoltati, o meglio ritenuti interlocutori adatti, nel momento in cui ci considereranno affidabili, accoglienti e capaci di tollerare anche i loro attacchi.

 

Quando bisogna farsi aiutare?

Provare al nostro meglio è importante, ma lo è altrettanto saper riconoscere quando non ce la stiamo facendo e chiedere un aiuto specializzato. Queste sono alcune delle situazioni che ci devono mettere in allarme:

-Sentiamo di aver perso il controllo della situazione.

-Comportamenti disfunzionali o a rischio: ai primi segni è bene chiedere aiuto, fare finta di nulla, prendere di petto la situazione o rassicurarsi dicendo “è una fase, passerà” sono solo modi per far peggiorare la situazione.

-Conflitto costante: quando il conflitto diventa l’unica modalità di interazione è segno che il dialogo si è interrotto e va ripristinato per permettere il confronto costruttivo.

-Disaccordo educativo: quando discutiamo fra noi su come educare i figli, è sintomo di un conflitto di coppia mascherato sotto questo pretesto. In questo caso il vero conflitto è interno alla coppia e non con il figlio.

 

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma e San Giovanni Rotondo (FG)

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Bibliografia e sitografia dell’articolo “Aggressività adolescenziale: che cosa possono fare i genitori?”:

Ainsworth M., Blehar M., Waters E., & Wall S. (1978). Patterns of Attachment. Hillsdale N.J.: Erlbaum.

Ainsworth M., Modelli di attaccamento e sviluppo della personalità, Raffaello Cortina, Milano 2006

Bowlby, J. (1976): Attaccamento e perdita, Vol. 1: L’attaccamento alla madre, Boringhieri, Torino

Bowlby, J. (1978): Attaccamento e perdita, Vol. 2: La separazione dalla madre, Boringhieri, Torino.

Cahn R. (1998). L’adolescente nella psicoanalisi. L’avventura della soggettivazione. Roma, Borla, 2000.

Cahn R. Una terza topica per l’adolescente? pubblicato in AeP Adolescenza e psicoanalisi. anno V, n. 1, pp.19-35,  Roma, Magi, 2010.

 

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