Che cos’è la comunicazione perversa?

Le parole sono il veicolo attraverso il quale comunichiamo le nostre emozioni e intenzioni. Queste possono essere usate per creare intimità, per farsi conoscere o per trasmettere un messaggio oppure per manipolare, mettere in soggezione e stabilire dinamiche di potere. In questo secondo scenario entriamo nella comunicazione perversa.

La comunicazione tra persone è uno strumento potente. Per questo è bene essere consapevoli se la si sta usando a servizio del nostro benessere e di quello degli altri o se si stanno facendo gravi danni.

Una comunicazione sana rafforza fiducia e soddisfazione, le puntualizzazioni maligne invece mettono a disagio o feriscono l’interlocutore. La comunicazione perversa si può trovare in ogni tipo di rapporto: di amicizia, di lavoro o romantico. Si tratta di una forma di violenza psicologica che si serve di prese in giro, sarcasmo e insinuazioni per mettere in soggezione l’altro.

È un atteggiamento fortemente manipolatorio e subdolo. Chi lo mette in pratica attacca sul personale il suo interlocutore, ma spesso non se ne rende conto e quando gli viene chiesto perché lo faccia risponde dicendo che era solo uno scherzo e che se la persona è rimasta offesa è colpa sua perché è troppo permalosa.

Vengono presi di mira i tuoi gusti, i tuoi progetti o il tuo stile con lo scopo di metterti in cattiva luce. La comunicazione perversa può anche prendere la forma del ghosting, dell’ignorarti o dell’interromperti appena cerchi di parlare.

 

Quando prendere in giro diventa comunicazione perversa?

Scherzare fra i amici è uno strumento per legare, spesso nelle squadre sportive ci si prende in giro in maniera feroce, ma si tratta di una situazione in cui tutti sanno le regole del gioco, nessuno rimane ferito e se ne esce più uniti di prima.

Questo va distinto da quello che si fa nella comunicazione perversa. Ti può capitare di avere l’impressione che quando prendi in giro qualcuno lo fai per caso e credi che sia una cosa innocua. Fai attenzione perché, senza accorgertene, potresti invece stare ferendo il tuo interlocutore.

Ad esempio dire: “sai, mi sembra che questa camicetta non valorizzi le tue forme, prova questa, ci staresti bene” è diverso da dire: “ma dove vai con quella camicia extralarge? Ma che hai paura di farti vedere?”. La prima frase critica il taglio di un indumento, la seconda prende in giro l’insicurezza dell’altra persona rispetto al proprio corpo.

Alcuni di noi possono usare ironia e sarcasmo per creare un rapporto basato sul timore, creando così una dinamica di potere sull’altro. Spesso questo modo di fare diventa abituale con l’effetto di manipolare la relazione in modo persecutorio.

In queste situazioni si prova un certo piacere nel vedere l’altro sentirsi sminuito e nella sensazione di potere che ne deriva. Questo può avvenire in modo del tutto inconscio senza che la persona abbia la consapevolezza di cosa sta facendo e quindi senza malizia intenzionale.

Il sarcasmo, l’ironia e la presa in giro sono mezzi di comunicazione che tendono a creare un’atmosfera spiacevole. A differenza del narcisista perverso che usa questo strumento per prevaricare l’altro, la persona introversa lo può usare per proteggersi, con lo scopo di creare una distanza confortevole ed evitare che l’altro cerchi di entrare nel suo privato. In entrambi i casi creare intimità e fiducia viene attivamente ostacolato e le relazioni restano superficiali e asimmetriche.

Chi subisce questo tipo di attacchi verbali dovrebbe reagire difendendosi o allontanandosi dalla relazione, ma raramente succede perché, specialmente nel caso del narcisista tossico, la vittima viene scelta tra chi ha più difficoltà a farsi valere perché di natura mite, timido o introverso.

 

Quali sono le differenze tra comunicazione sana e comunicazione perversa?

Una comunicazione sana è fatta per essere efficace e questo dipende da quanto chi la mette in atto si impegna per essere il più comprensibile e chiaro possibile. Watzlawick nel suo “Pragmatica della comunicazione umana” diceva che invece la comunicazione:

Si ammala o diventa patologica quando l’altro viene considerato solo parzialmente, frainteso, ignorato o negato(Watzlawick P. et al., 1967).

Nel caso del narcisista patologico, del sociopatico o dello psicotico (si veda DSM-5-TR, 2023) l’intento comunicativo raggiunge il massimo livello di perversione. Questo poiché diventa quello di rendere l’altro impotente, sottomesso, preso dai sensi di colpa. L’autostima è sotto attacco perché si vuole far sentire l’interlocutore sbagliato, stupido o pazzo.

Ognuno di noi può trovarsi a usare una comunicazione perversa per ottenere un vantaggio, come avere successo in un colloquio di lavoro o tentare di sedurre una persona per la quale abbiamo timore di non essere abbastanza. Le differenze tra i piccoli inganni “fisiologici” e un uso patologico di modalità perverse sono le seguenti:

-Frequenza: usare la comunicazione perversa come unico mezzo comunicativo. Anche quando si dicono cose apparentemente gentili queste mascherano un secondo fine manipolatorio. Che è diverso da usare un linguaggio perverso in un momento di rabbia rendersene conto e modificarlo passando a un altro tipo di linguaggio (riflessivo, ansioso, calmo, isterico… etc.).

-Assenza di senso di colpa: chi è preso di mira da un narcisista tossico viene “cosificato” (Hirigoyen, 1998) ovvero ridotto ad una cosa e non più una persona. In questo modo è più facile usarla senza sentirsi in colpa.

-Mascherare le proprie intenzioni: l’intento non è tanto proteggere se stessi quanto danneggiare l’altro.

-Nascondere un attacco dietro l’ironia.

-Scaricare la colpa sull’altro.

-Creare una dinamica di potere: si cerca di indebolire l’altro per dominarlo e per nascondere la paura inconscia di poter essere visti come deboli.

 

Come capisco se una relazione è tossica?

Le prese in giro costanti e gli attacchi personali mascherati da scherzo sono segnali di una comunicazione perversa. Questo comportamento è spesso alla base di una relazione tossica che può danneggiare seriamente la salute mentale di chi ne è vittima.

Si tratta di un rapporto in cui la situazione tende a peggiorare progressivamente:

  • Se ci si difende si viene accusati di essere permalosi, pazzi o esagerati andando a rafforzare l’intento manipolatorio di far sentire sbagliato e insicuro l’interlocutore. In altri casi questa “ribellione” potrebbe scatenare attacchi ancora più feroci.
  • Se si cerca di cambiare il proprio atteggiamento per compiacere l’altro la speranza è quella di smettere di venire attaccati. Il risultato invece sarà invece di venire percepiti come effettivamente deboli e spronare a continuare nel comportamento tossico.

Un altro modo per capire se si è in una relazione tossica è riconoscere le modalità della comunicazione perversa:

-Elusiva: non ci si espone mai, si tiene sempre una posizione vaga e ambigua in modo da non poter essere attaccati e mantenere l’altro in uno stato di confusione. Si dà l’impressione di aver risposto, ma in realtà si è fatto un gran giro di parole vuoto di significato.

-Incongruente: il tono e il contenuto spesso non combaciano, ad esempio si usa un tono scherzoso o calmo per trasmettere un contenuto crudele o svalutante.

Questo rende confusa e insicura su come reagire l’altra persona.

-Linguaggio incomprensibile: usare termini difficili, rari o tecnici con l’intento di non farsi capire a fondo. In questo modo il ricevente non può interrompere o contraddire per timore di sembrare stupido o non all’altezza.

-Rispondere a un’accusa con un attacco: invece che fare chiarezza si cerca di evitare di rispondere mettendo l’altra persona nella posizione di doversi difendere.

-Cercare di guidare i tuoi sentimenti: quando si pone un narcisista tossico davanti a un suo comportamento inappropriato, anziché accettare il limite personale che stai cercando di imporre, cercherà di invalidare i tuoi sentimenti dicendoti qual è il modo “giusto” in cui dovresti sentirti.

-Umorismo aggressivo: si usa un dettaglio intimo che viene esagerato per ridicolizzare la persona (spesso in pubblico). Così si ottiene il doppio effetto di risultare brillanti e di indebolire l’autostima dell’altro.

-Opportunismo mascherato: far credere che ciò che torna comodo a se possa essere innanzitutto un vantaggio per l’interlocutore.

-Gaslighting: si mette progressivamente in dubbio la correttezza delle percezioni dell’altro fino a farlo dubitare di se stesso o del modo in cui ha vissuto un episodio. Di solito si tratta di episodi in cui si è subito un danno e se ne stanno chiedendo le ragioni.

-Squalificare: si attacca tutto ciò che c’è di buono nell’interlocutore fino a farlo sentire di non valere nulla. In questo stato di indebolimento si mette in pratica la manipolazione per ottenere ciò che si vuole.

-Ghosting o Trattamento del silenzio: non rispondere a chiamate e messaggi e bloccare sui social, sono mezzi percontrollare, punire e indebolire. Quando si torna a comunicare c’è sempre una giustificazione che solitamente getta la colpa sull’altro.

 

Come ci si difende dalla comunicazione perversa?

-Allontanarsi:

  • Se si tratta di un amicizia o di un partner devi chiarire che non senti rispettati i tuoi sentimenti e la tua dignità e che se non può tollerarlo non ci sono le basi per un rapporto sano.
  • Se si è sul lavoro puoi confrontarti con i colleghi e vedere se anche loro sperimentano il tuo stesso disagio e, con l’aiuto del responsabile delle risorse umane o dello psicologo aziendale, cercare di parlarne assieme alla persona.
  • Se si tratta del datore di lavoro o di una persona con cui non c’è dialogo cambiare posto di lavoro è la scelta migliore. Non c’è impiego che valga la tua salute mentale e il rischio di burnout.

-Rispondere al ghosting con il no contact: ovvero approfittare del “taglio” per renderlo definitivo. In questo modo riprenderai le redini della tua vita uscendo da una relazione tossica.

-Ricordati chi sei: il potere su di te che viene esercitato con la comunicazione perversa è del tutto artificiale. Metti in dubbio ciò che ti viene fatto pensare soprattutto se il messaggio è che sei una persona sbagliata, pazza o di poco valore.

-Terapia: se non riesci a uscire da una relazione tossica o ti rendi conto di essere tu quello a usare la comunicazione perversa è il momento di prenderti la responsabilità della tua felicità e chiedere aiuto a un professionista specializzato.

Chi ha un carattere più gentile e poco assertivo tende a piacere agli altri perché non   offende e rispetta la sensibilità altrui, ma è più facile che cada vittima di queste dinamiche. Questo non vuol dire che non possa imparare a farsi rispettare.

Chi nasconde la sua profonda insicurezza dietro la manipolazione perversa non è detto che non possa trovare un modo di relazionarsi più sincero con cui essere amato veramente anziché ammirato e temuto o ubbidito, ma segretamente disprezzato.

In entrambi i casi un percorso di psicoterapia permetterà di riavviarsi nel proprio percorso di soggettivazione (Cahn, 1998; 2010).

 

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma e San Giovanni Rotondo (FG)

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Bibliografia e sitografia dell’articolo “Che cos’è la comunicazione perversa?”:

Cahn R. (1998). L’adolescente nella psicoanalisi. L’avventura della soggettivazione. Roma, Borla, 2000.

Cahn R. Una terza topica per l’adolescente? pubblicato in AeP Adolescenza e psicoanalisi. anno V, n. 1, pp.19-35,  Roma, Magi, 2010.

Hirigoyen M. F. (1998). Molestie morali – La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro. Torino, Einaudi, 2005.

Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5 TR. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2023.

Watzlawick P. et al., (1967). Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi. Roma, Astrolabio, 1978.

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