L’ansia è un sottofondo costante nella vita di sempre più persone. Come già discusso, (Ansia e Routine – Ariele Di Gioacchino – Psicoterapeuta (cambiare.me)) si tratta di un falso amico che ci suggerisce strategie apparentemente efficaci per salvaguardare la nostra tranquillità.
In verità è essa stessa la peggiore minaccia alla serenità portando ad usare strategie di evitamento, come controllo e procrastinazione, che alimentano il circolo vizioso dell’ansia (Controllo: un falso amico – Ariele Di Gioacchino – Psicoterapeuta (cambiare.me)).
Se ci fermiamo a riflettere più a fondo noteremo come questo auto-sabotaggio possa ramificarsi fino ad influenzare l’intera organizzazione della vita di chi soffre d’ansia. A partire dal risveglio in cui ci si sente stanchi come se si avesse dormito, ma senza riposare. Questo è dovuto al rimuginare prima di addormentarsi impegnando la propria mente con preoccupazioni anziché rilassarsi.
Un volta svegli quelle medesime preoccupazioni verranno fatte riemergere dai meccanismi dell’ansia. Così anziché vivere nel momento presente si spenderà la giornata proiettati nel futuro pre-occupandosi (occupandosi anzitempo) di come controllare l’esito di ciò che ci aspetta.
Questo lavorio di sottofondo, come un programma in background, consuma le nostre risorse psichiche che potrebbero essere allocate in attività evolutive a servizio della nostra soggettivazione (v. Cahn 1998; 2010) (Soggettivazione in adolescenza – Ariele Di Gioacchino – Psicoterapeuta (cambiare.me)). Dare spazio al pensiero ansioso vuol dire auto-sabotarsi togliendosi le forze che ci permetterebbero di salvaguardare davvero la nostra serenità.
Con questo non voglio demonizzare l’ansia, ma gettare una luce su ciò che accade quando una difesa resta attiva dopo che lo stimolo che l’ha generata è passato divenendo così da adattiva a totalizzante. Una difesa che si trasforma quindi in un organizzatore attorno alla quale la personalità si struttura (Difesa dal dolore: protezione o prigione? – Ariele Di Gioacchino – Psicoterapeuta (cambiare.me)).
Troppo spesso si sente normalizzare questo rapporto nocivo con la propria ansia. La psicoterapia è lo strumento adatto per aiutare chi invece vuole spezzare questo circolo vizioso. Si tratta di uno strumento che permette al paziente di prendere consapevolezza del proprio funzionamento interiore.
Questa maggiore consapevolezza di sé è il primo passo per poter modificare il proprio approccio al quotidiano e riappropriarsi delle energie psichiche necessarie alla propria evoluzione personale soggettivante.
Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma
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Bibliografia dell’articolo “Auto-sabotaggio: il ruolo dell’ansia”:
Cahn R. (1998). L’adolescente nella psicoanalisi. L’avventura della soggettivazione. Roma, Borla, 2000.
Cahn R. Una terza topica per l’adolescente? pubblicato in AeP Adolescenza e psicoanalisi. anno V, n. 1, pp.19-35, Roma, Magi, 2010.