In periodi storici come questo caratterizzati da recessione, pandemia e conflitti bellici che si ripercuotono sul costo della vita è facile trovarsi a gettare uno sguardo incerto verso il futuro. Macro-elementi che influenzano negativamente parti così importanti della nostra vita possono portarci ad essere sfiduciati e insicuri.

: Prendersi la responsabilità della propria felicità

Come posso confrontarmi da solo con eventi così potenti e di cui capisco così poco?

Posso informarmi e cercare di capire meglio cosa mi accade attorno. Non a caso nei miti di molte culture quando si affronta una forza maligna il primo passo è togliergli potere cercando di scoprire il suo nome. L’ignoto fa paura, il conosciuto lo si può imparare ad affrontare.

Così come un dittatore cerca di mantenere il popolo ignorante e spaventato allo stesso modo la nostra insicurezza alimentata da ansia o depressione può spingerci ad accogliere con passività questi fenomeni globali contribuendo ad allontanare da noi il benessere psichico.

Il desiderio di ritornare ad una situazione stabile (leggi l’articolo Ansia e routine) porterà allora alla ricerca di una spiegazione semplicistica, ma di facile comprensione o nei casi più gravi ad una negazione del problema comportandosi come se non esistesse.

Questi meccanismi di difesa (leggi l’articolo Difesa dal dolore: protezione o prigione?) se si attivano quando il problema è esterno e ci influenza in maniera relativamente superficiale non c’è da stupirsi che lo facciano in maniere molto più complesse e radicate quando si tratta di problemi quotidiani che riguardano direttamente il nostro intimo.

Una persona comune posta difronte ad una circostanza spiacevole come un fallimento personale è più facile che cerchi all’esterno la causa della propria infelicità. Ecco che sarà sempre il comportamento di un altro o una situazione sfavorevole a spiegare perché le cose non sono andate bene.

Questo permette di trovare una giustificazione per continuare per la propria strada senza sensi di colpa e senza mettersi in questione. La nostra mente funziona secondo un’economia che va al risparmio e queste difese richiedono lo sforzo minimo possibile.

“Nessuna meraviglia se ci riteniamo felici per il solo fatto di scampare all’infelicità, di sopportare la sofferenza, se, nel senso più generale, il compito di evitare il dolore relega sullo sfondo quello di procurarsi il piacere” (Freud, 1929).

Cambiare il mondo che ci circonda è la sfida impossibile che crediamo di dover vincere per poter migliorare la nostra condizione. Quando invece ciò su cui dobbiamo andare ad incidere è la nostra percezione del mondo. Poiché l’unica persona che possiamo cambiare siamo noi stessi.

Il raggiungimento di questo cambio di paradigma è uno dei punti sui quali la psicoterapia lavora. Il ripartire da me stesso prendendomi la responsabilità della mia felicità.

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo o Psicoterapeuta a Roma

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Bibliografia dell’articolo:

Freud S. (1929). Il disagio della civiltà in Opere I parte. Torino, Bollati Boringhieri, 2006.

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