La fine dell’anno scolastico è un momento di intense emozioni. Si salutano compagni e professori che, nel bene o nel male, sono stati gli attori del quotidiano dell’adolescente.

Se l’anno è finito con una bocciatura ci si trova in una situazione ancora più delicata che va affrontata con i giusti accorgimenti. Purtroppo la cronaca ci ricorda spesso come prendere sottogamba queste situazioni possa finire anche con un gesto estremo da parte dei ragazzi.

La bocciatura di un ragazzo è un evento che coinvolge tutto il nucleo famigliare. Si tratta di un segnale che qualcosa non è andato per il verso giusto. Si tratta di un evento che provoca una forte reazione emotiva per cui troppo spesso scatta una ricerca immediata del colpevole da mettere alla gogna.

Una caccia alle streghe poco proficua che trasforma il dispiacere in attacco. Questo andrà a colpire uno di questi tre elementi:

Il ragazzo: viene accusato di non essersi impegnato abbastanza e la bocciatura diventa la punizione che si è meritato invece che un’occasione di riflessione e crescita.

Gli insegnanti: a questi si imputa la colpa di non aver aiutato il ragazzo nel modo giusto o di essere stati troppo severi e rigidi.

La famiglia: criticata per non aver saputo disciplinare il figlio o averlo difeso anche quando andava redarguito. In questo caso ci si può sentire come se a essere bocciata fosse stata tutta la famiglia.

Il nucleo famigliare si trova a essere squalificato come insieme, sentimento inaccettabile che può portare a reagire attaccando il sistema scolastico. Ad esempio facendo ricorso, andando così a incrinare ulteriormente i rapporti con la scuola.

Da dove partire?

Innanzi tutto è bene prendere tempo ed evitare di fissarsi sull’accaduto. Questo permetterà di assorbire il colpo e di poterlo affrontare con maggiore calma e lucidità.

Solo dopo si potrà pensare a come accettare costruttivamente la bocciatura per quello che è: un’esperienza dolorosa da cui si può trarre del positivo e trasformarla in un’occasione di crescita.

Cosa c’è in gioco?

Se si vuole capire come affrontare questa situazione dolorosa bisogna capire quali sentimenti sono in gioco. La bocciatura è indubbiamente un dispiacere. Questo può portare a reagire in modi diversi:

Senso di colpa o vergogna: il ragazzo sente di essere una delusione per i propri genitori e insegnanti o di essere un incapace. Questi vissuti non vanno sottovalutati perché rischiano di minare l’autostima in maniera permanente.

Tristezza: il ragazzo riconosce il dispiacere e se ne fa carico. Questo modo di reagire se bene indirizzato può diventare uno spunto per maturare, ma se lasciato a se stesso può degenerare in depressione.

Rabbia: Il dispiacere viene rifiutato per evitare di affrontare il dolore che comporta. L’adolescente sposta tutta la responsabilità su fattori esterni, di solito gli insegnanti.

Apparente indifferenza: il ragazzo sembra non curarsi della cosa e anzi quando gli se ne chiede conto risponde in maniera provocatoria. Si tratta anche qui di un muro per difendersi dal dispiacere che sarebbe necessario per una presa di consapevolezza.

Se i primi due modi di reagire destano preoccupazione nei genitori e portano alla ricerca di soluzioni. Gli altri due invece accendono il conflitto che esita in scontri rabbiosi dai quali né il ragazzo né i genitori traggono nulla di utile. L’unico risultato è di inasprire i rapporti e chiudere le possibilità di dialogo ed elaborazione.

Cosa si può fare?

Ci si deve impegnare per dirigersi verso un’ottica della bocciatura come incidente di percorso ed evitare quella del dramma famigliare:

Incidente di percorso: la bocciatura è un evento che ha segnalato un deragliamento di una persona comunque capace nel suo complesso. Al ragazzo viene riconosciuta la possibilità di sbagliare, correggersi, crescere e rimettersi in pista.

Dramma: la bocciatura viene vissuta come un fallimento dell’adolescente, della famiglia o di entrambi. Il rischio è che diventi un destino inevitabile che porterà ad aspettarsi il fallimento come esito di ogni sfida futura.

Ciò che fa la differenza fra i due esiti è la capacità di assorbire il colpo. L’adolescente, quando viene supportato nell’elaborazione dalla famiglia, diventa egli stesso in grado di accettare di avere delle difficoltà, ma anche di poterle affrontare.

Il ragazzo, va quindi aiutato a evitare che i sentimenti negativi che prova diventino la sua nuova identità. I genitori lo devono sostenere senza però giustificarlo a tutti i costi. Questo è specialmente vero quando è chiaro che la sua mancanza di costanza nello studio e/o cattiva condotta hanno avuto un ruolo importante nella bocciatura.

Un tipico errore da evitare ad esempio è quello di spostare il problema esclusivamente sugli insegnanti. Se non fosse del tutto vero, facendo così si ostacolerebbe la possibilità del ragazzo di imparare ad assumersi le proprie responsabilità.

Sostenere significa anche non eccedere nel senso opposto per evitare di mortificarlo. Nella maggior parte dei casi il ragazzo è il primo a essere deluso di se stesso e svilito per aver deluso le aspettative dei genitori. Calcare troppo la mano rischia solo di portare verso una situazione depressiva che non aiuterà a ripartire.

Insomma, c’è stato un insuccesso e va elaborato: non negato ma vissuto, accolto e pensato. In questo modo se ne farà un’occasione di crescita.

Come abbiamo visto, le potenti emozioni in gioco rendono affrontare la bocciatura un compito complesso per tutta il nucleo famigliare. Un breve aiuto mirato da parte di un professionista specializzato, può essere la chiave per elaborare costruttivamente questa esperienza. Si troverà assieme un progetto serio di cambiamento che permetta al ragazzo di proseguire nel suo percorso di soggettivazione (Cahn 1998; 2010)  potendo contare sulla famiglia come base sicura (Bowlby, 1989).

Articolo a cura del Dott. Ariele Di Gioacchino – Psicologo e Psicoterapeuta a Roma

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Bibliografia e sitografia dell’articolo “ “Mi hanno bocciato” – dramma o occasione per crescere?”:

Bowlby, J. (1989). Una base sicura: applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Cortina.

Cahn R. (1998). L’adolescente nella psicoanalisi. L’avventura della soggettivazione. Roma, Borla, 2000.

Cahn R. Una terza topica per l’adolescente? pubblicato in AeP Adolescenza e psicoanalisi. anno V, n. 1, pp.19-35,  Roma, Magi, 2010.

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